A Roma sono comparsi i vampiri. E il red carpet dell’Auditorium della Musica si è incendiato. E’ successo ieri nel corso della quarta giornata del Festival Internazionale del Film di Roma (VI edizione), che si concluderà il prossimo 4 novembre. I vampiri, naturalmente, erano quelli di Twilight e più precisamente del nuovo tassello di questa saga che minaccia di diventare infinita.

Il quarto episodio si intitola Breaking Dawn – Parte 1 (nelle sale italiane a partire dal prossimo 16 novembre), girato da Bill Condon, alla sua prima esperienza con le vicende dei fighetti ‘succhiasangue’. Fighetti, sì, perché seppure per presentare la pellicola non si sia sporcato le mani il castigamatti Robert ‘Edward Cullen’ Pattinson, dalla mattinata di ieri sono stati una miriade i giovani fan e, soprattutto, le giovani fan che hanno fatto a gomitate per ammirare da vicino Jackson Rathbone (Jasper Hale nel film) – detto anche ‘l’ultimo dominatore di Twilight’ – e l’avvenente Nikki Reed, sempre presente finora nel cast della riduzione cinematografica dei bestseller della scrittrice statunitense Stephenie Meyer. Per gli appassionati del genere è stato possibile, oltre che raccogliere sorrisi e autografi, vedere in anteprima assoluta alcune scene tratte dall’opera.

Nella giornata, molto più interessante è stata la visione dell’ultimo lungometraggio interpretato dal più bravo attore italiano del momento – Pierfrancesco Favino, qui affiancato da Carolina Crescentini – dal titolo L’industriale (fuori concorso), sotto la direzione dell’ottantunenne Giuliano Montaldo, che ha ritrovato ispirazione dopo il mezzo fiasco de I demoni di San Pietroburgo (2007). Il film parla della crisi finanziaria che tutti – chi più chi meno – stiamo vivendo e lo fa inquadrando l’esistenza di un giovane imprenditore piemontese sull’orlo del fallimento sia lavorativo sia matrimoniale, dal quale uscirà in parte e non senza farsi e fare del male. “Il mio industriale – ha detto Favino in conferenza stampa – rappresenta un uomo del nostro tempo, appiattito sulla ricerca del profitto a scapito della vita. Una persona ostinata e tenace, due virtù per un imprenditore. Paradossalmente questi aspetti del carattere sono negativi nella vita privata”.

Bel momento per gli amanti del cinema anche la ‘lezione’ impartita dal grande Michael Mann (68 anni), davvero acclamato dal pubblico romano, che ha parlato soprattutto del digitale, l’innovazione di cui è divenuto maestro e con la quale realizza i suoi polizieschi/drammatici d’autore (i più recenti Nemico Pubblico-Public Enemies, Collateral, Insider-Dietro la verità e altri). “L’uso del digitale – ha detto il cineasta di Chicago – è strettamente connesso alle cose che in pellicola non potevo fare: campi lunghissimi notturni o una profondità di inquadratura impensabile prima”. E noi gli siamo grati per come ha risolto il problema.

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