Dietro la realizzazione finale di un film, anche chiamata final cut, ovvero la versione che in fase di post-produzione viene varata dagli acquirenti, l’ampia quantità di storie, episodi, vicissitudini, aneddoti, leggende e retroscena rappresenta da sempre una ricchezza extra-diegetica difficilmente trascurabile, una sorta di pre-film, seppur più informe e indistinto, tale da permettere fin dal suo concepimento una riflessione meta-cinematografica sulla macchina filmica e i suoi rispettivi meccanismi di creazione di forme sensibili. Un cinema, quindi, che pensa e si pensa, che mostra e che svela, ma che allo stesso tempo sottrae e nasconde.

Effetto notte di François Truffaut, Passion di Jean-Luc Godard, di Federico Fellini, Il Caimano di Nanni Moretti, solo per citare alcuni esempi, ma se gettiamo il nostro sguardo cinefilo un po’ più in là nel tempo, durante le prime avvisaglie della Germania hitleriana, e più precisamente nel lontano 1927, data d’uscita nelle sale, non possiamo che soffermarci su uno dei film più importanti della storia della settima arte, emblema del cinema espressionista e padre fondatore del successivo genere fantascientifico: Metropolis di Fritz Lang.

Progettato dopo un viaggio di Lang del 1924 in quel di New York, affascinato dall’imponenza e dalla verticalità dei grattacieli della Grande Mela, Metropolis è forse il primo esempio di film, di cui oggi si dibatte ancora in merito ai suoi intenti, progressisti per alcuni e ammiccanti al nazismo per altri (era uno dei film preferiti di Adolf Hitler!), protagonista di ‘un dietro le quinte’ che fa storia a sé, separatamente dal prodotto finale. Trecento giorni di riprese, 750 attori, 25mila comparse, numeri impressionanti, (tali da svuotare le casse della casa di produzione UFA sfiorando la bancarotta!) per una pellicola e per una storia a cui essa è legata che non smette mai di riservarci delle sorprese.

E’ infatti il 2 febbraio del 2008 quando uno storico del cinema argentino, scopre nei meandri polverosi della Cineteca di Buenos Aires una copia in 16 mm dei 153 minuti totali, inizialmente pensati da Lang, ma tagliati poi dal produttore di quasi 30 minuti. Un’intera bobina, però, all’insaputa di tutti, era finita tra le mani di un collezionista privato argentino, permettendo così 81 anni dopo una scoperta esemplare che ha portato alla restaurazione completa del film, grazie all’eccezionale lavoro della Fondazione ‘Friedrich Wilhelm Murnau’, che ha unito la precedente pellicola in 35 mm alla ‘nuova’ pellicola in 16 mm.

Un’altrettanto splendida esposizione è inoltre in corso a Parigi alla ‘Cinémathèque Française’, in concomitanza con l’uscita in sala della copia restaurata, incentrata sul tema delle ‘città futuriste’, da Metropolis, appunto, alla Los Angeles distopica di Blade Runner. Un epilogo da leggenda per un’opera leggendaria.

© Rivoluzione Liberale

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