Jean-Pierre Chevènement, soprannominato il ‘Che’, ex-membro del PS e fondatore del MRC (Mouvement Republicain et citoyen) è un altro di quei candidati all’Eliseo convinti, a 6 mesi dalle elezioni, di sparigliare il saldo testa a testa fra François Hollande e Nicolas Sarkozy, cercando con consigli e promesse di guadagnarsi una fetta del consenso nazionale. Ce ne ha parlato su Libération di giovedì Lilian Alemagna nel suo Il “Che” cerca il consenso.
“Jean-Pierre Chevènement si è candidato all’Eliseo per smuovere le linee. Soprattutto quella di François Hollande. Ieri, per la prima tappa della sua campagna presidenziale a Frepillon (Val d’Oise), nella piccola fabbrica OCH, nella quale si producono utensili da taglio, l’ex-ministro socialista, 72 anni, si è ben guardato dal colpire alle spalle il suo vecchio compagno politico. Il nucleare e la scelta di proseguire il cantiere EPR di Flamanville? «Mi rallegro del fatto che François Hollande non abbia ceduto alla demagogia di coloro che hanno l’abitudine di lanciare gli ultimatum», ha risposto Chevènement. La crisi dell’euro? «Non nego che siano necessari degli sforzi dolorosi per riassestare l’economia, ma non voglio che Hollande resti prigioniero dell’orizzonte della tripla A, che è quello di Sarkozy», ha sottolineato l’ex-ministro. Per quest’ultimo, Hollande, «dovrebbe piuttosto porsi il problema su come guadagnare dei punti di crescita su scala europea, prendendo atto che l’accumulo dei piani di austerità e rigore conduce senza speranza alla recessione».
Clins d’œil e prudenza è la ricetta dell’ex-ministro degli Interni del governo Jospin, fiancheggiato dai suo fedeli indossanti la spilla ‘Chè 2012’, che formalmente piacerà anche a molti del Front de Gauche. Sentendo però il discorso di Jean-Pierre Chevènement, ufficialmente in corsa per l’Eliseo da sabato scorso, e le sue carezze verbali indirizzate a François Hollande, non c’è da sorprendersi se, come nel 2007 con Ségolène Royal, finirà amaramente dietro il principale candidato di centro-sinistra.
L’uscita dalla zona-euro, un tempo sostenuta dal nemico giurato del Trattato di Maastricht, avrebbe potuto essere redibitoria, ma è un punto che non trova più spazio nei piani di Chevènement. Il leader del MRC si è accontentato di denunciarne i costi e i sacrifici, prendendo la Germania come modello di equilibrio e di solidità economica da seguire e sperando allo stesso tempo che la BCE possa riscattare i debiti degli Stati. Un po’ copia di Hollande, un po’ copia di Bayrou, immaginarlo al secondo turno delle presidenziali è attualmente una chimera.
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