Prima della colonizzazione del Sahara Occidentale, la parte di deserto a Nord Ovest dell’Africa era storicamente abitata da una società nomade che si dedicava ai suoi cammelli e a un po’ di agricoltura. Quando nel 1884 la Spagna ha cominciato a colonizzare la regione, si è trovata di fronte a popolazioni che, dal punto di vista economico e sociale, erano organizzate in tribù ed ogni potere decisionale era in mano ai loro “capi”. La Spagna prese possesso di quelle terre non perché non appartenevano a nessuno, ma attraverso accordi conclusi con i capi locali.
Certamente la Spagna era la “potenza coloniale”, amministrava il territorio, ma non aveva mai posto un vero controllo sulla popolazione. Il movimento di resistenza Sahrawi ha ciclicamente tentato di liberarsi dell’occupante, a volte anche con episodi molto violenti, fino a quando l’Onu, nel 1963 ha messo il Sahara Occidentale sulla lista dei Paesi da decolonizzare, affermando il diritto degli Sahrawi all’autodeterminazione. Nel 1966, veniva adottata una Risoluzione – la prima di una lunga serie – nella quale veniva sancita l’autodeterminazione tramite Referendum. Nello stesso periodo, un piccolo gruppo di studenti di origine Sahrawi residenti a Rabat, decide di prendere il suo destino in mano, fondano nel 1973 il Fronte del Polisario. Il Movimento aveva come obiettivo essere “riconosciuto” dal potere amministrativo della capitale e rendere così pubblico il malessere sociale, economico, politico e culturale del loro popolo, la loro sottomissione ai “signori del deserto”.
Il Polisario viene guardato con disprezzo dai notabili della capitale e dai capi locali, i suoi attivisti più impazienti non capiscono la difficile situazione politica che vive il loro Paese negli anni ’70, dove corruzione e lassismo la fanno da padrona. Era un periodo delicato di Guerra Fredda e incessanti conflitti pan-arabi. I loro padri avevano difeso strenuamente Mohammed V ed avevano giurato fedeltà al fu Re Hassan II. Le autorità che li avevano respinti, picchiati, incarcerati e umiliati erano le stesse che avevano tentato di fare due colpi di stato. Ma questo, a loro, era sfuggito. Questo è il quadro nel quale si pone il caso del Sahara occidentale, processo puramente coloniale, frutto di un accordo tra Spagna e capi di tribù nomadi (ed è importante capire che uno dei problemi risiede proprio nel fatto che fossero nomadi e che le frontiere nate nel 1884 fossero pericolosamente artificiali) prima e tra Spagna e Marocco poi. Essendo stato protettorato di due potenze coloniali, la Francia e la Spagna, il Marocco ha dovuto “recuperare” i territori una volta occupati dalle potenze coloniali. I membri del Polisario, giustamente incattiviti dalle umiliazioni subite, si rivolgono alla vicina Algeria, che ovviamente li accoglie calorosamente e concede la nascita della Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD). Molti sahrawi arrivarono nei “campi di rifugiati”, come se fosse la Terra Promessa. Ma la realtà si sarebbe rivelata diversa.
La posizione del Fronte Polisario e dell’Algeria non sono proprio limpide. Soprattutto alla luce degli eventi dell’ultimo anno. L’Algeria ha avuto un atteggiamento molto ambiguo durante la guerra di liberazione della Libia e molti sospetti cadono sui dirigenti del Polisario riguardo alla presenza di Al Qaeda (Aqmi, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo) nel Sahara. Soldati della RASD e tuareg hanno sparato dalla parte di Gheddafi e per molti anni la Libia e l’Algeria hanno addestrato i membri del Polisario e armato le sue truppe. Tra l’altro è impressionante la somiglianza che c’è tra la bandiera della RASD, quella del Partito Baath e della Palestina, non può essere un semplice caso, panarabismo e islam hanno non poca influenza. Se l’Algeria tiene tanto alla libertà dei Sahrawi, perché li ha confinati in campi profughi allo sprofondo del deserto? Perché sono senza documenti, soldi, lavoro? Perché vivono in baracche di lamiera da 34 anni? Non è questa una palese manifestazione di violazione dei Diritti Umani? Perché vivono barattando gli aiuti umanitari? Perché il Presidente della RASD accetta di vivere su di una terra che non è sua in una sorta di Stato Fantasma?
Certamente il Marocco ha le sue colpe nella gestione di questa storia, soprattutto nella prima fase, nel momento in cui nasce il Polisario. La Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha emesso diverse sentenze su questo caso, sentenze mai prese in considerazione o interpretate in modo elargivo, molti giudicano la “Marcia Verde” di Hassan II (1975 invasione del Sahara Occidentale da parte di uomini armati di Corano e bandiere verdi, simbolo dell’Islam e inizio del conflitto con la RASD) come un colpo di genio – ma del male – e i muri “difensivi” eretti, su consiglio dei mossad, tra il 1979 e i 1982 sono un insulto alla dignità umana. Dal 1991, data del cessate il fuoco chiesto dalle NU nella guerra del Sahara e inizio della missione del MINURSO (Missione delle NU per un referendum sull’autodeterminazione del popolo Sahrawi) non ci si è risparmiati in negoziati, ma continua ad essere un dialogo tra sordi. Dobbiamo però dare atto al Re del Marocco che la sua proposta di autonomia di tipo federalista (alla spagnola) non è proprio da buttare via. Spagna, Francia, USA l’hanno giudicata “credibile e realista”. Questa gente non ha niente, se non una terra ricca di fosfati ma non sarebbe più umano un accordo, piuttosto che vivere una vita che non gli appartiene, anche dovendo scendere a compromessi?
Cerchiamo di non arrivare ad una Gaza due. L’ONU, la Lega Araba, l’Organizzazione per la Conferenza Islamica, l’UE, l’Unione Asiatica hanno pesantemente criticato l’OUA (Organizzazione dell’Unione Africana) e l’UA (Unione Africana) per aver riconosciuto uno pseudo Stato, formato da un’entità politico-militare. Questo conflitto ha anche impedito la formazione dell’UMA (Unione del Maghreb Arabo) e incoraggiato la proliferazione del traffico di droga, di esseri umani, di rapimenti, del terrorismo. Il Polisario deve uscire dalla trappola nella quale si è infilato. Non deve più servire gli interessi altrui. La libanese Rowainda Mroue, fondatrice del Centro Internazionale per lo sviluppo, la formazione e la risoluzione dei conflitti, è convinta che il vento stia cambiando. Il CNT della nuova Libia e i Paesi della Primavera Araba sosterranno sicuramente il Marocco, conosciuto per la sua intelligente diplomazia e per il suo equilibrio nelle posizione politiche prese nel Mondo Arabo.
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