A complicarci la vita siamo bravissimi da soli. Non è passata neanche una settimana dall’insediamento del nuovo Governo affidato a Mario Monti, che da più parti è cominciato a trapelare fra le mura dei palazzi della politica un cacofonico borbottio, figlio naturale di ‘madre sfiducia’.

Questa diffidenza nei confronti dell’Esecutivo tecnico è fragile in partenza, è il parto di un provincialismo tatuato sulla pelle dell’italiano medio che ama ripetersi a pappagallo: “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. Mica perché ci crede, ma è così che gli hanno insegnato a campare. Non si fida di nessuno in fondo: del vicino di casa, dei parenti, degli amici, talvolta anche di sé stesso, perché dovrebbe fidarsi del professor Monti?

Da giorni alcuni mass media e una parte della politica si sono trasformati in novelli Sherlock Holmes, per andare a spulciare fra i curricula del neo Premier e della sua squadra e trovare il peccato originale. Quale? Elementare, Watson: il complotto. Una Torre di Babele che si staglia fino al cielo sulla quale dominano accademici e tecnocrati che gozzovigliano con lobby, massoni, porporati e banchieri e il cui ghigno furioso riecheggia fra le valli di un’Italia impaurita e abbandonata. Poi, siccome siamo piuttosto bravi a farci suggestionare da chi dice di saperne più di noi, la frittata è fatta. Abbocchiamo come imbambolate carpe di torrente al primo bigattino, terrorizzati da ristrette élite dell’economia che si riuniscono in località segrete per decidere dei destini del mondo: Trilaterale, gruppo Bilderberg, Goldman Sachs. Creiamo neologismi a nostro uso e consumo quando veniamo a sapere che anche Monti fa parte di alcuni think thank, con un più evocativo ‘think bank’. Piuttosto che credere alle favole, dovremmo invece dar credito al Presidente Napolitano, vero sapiente e coscienzioso regista di questo cambio della guardia a Palazzo Chigi, e avere fiducia in Monti e nel difficile cammino che sta per intraprendere.

Per i partiti è la prova del nove: lavorare in armonia con il Governo senza bruschi colpi di tosse cercando di (ri)costruirsi credibilità e futuro. Deve essere mortificante ammettere di aver fallito, ma sarebbe mortale boicottare il Governo Monti in un impeto di egocentrismo maculato di masochismo: se il neonato Esecutivo fa bene – sembra essere la loro attuale ossessione – è certificato il nostro fallimento, se fa fiasco è colpa nostra che non lo abbiamo sostenuto. Scegliere il male minore.

Il Parlamento faccia la sua parte, dunque, perché se al ‘bocconiano’ ha deciso di delegare  scelte che come potere legislativo in vent’anni non ha avuto il coraggio di fare ingolfando la macchina dello Stato e lasciando il Paese con un debito pubblico spaventoso, non sprechi altro tempo prezioso. Il ‘nostro’ tempo.

© Rivoluzione Liberale

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