Nei Vangeli di Marco e Matteo, apparse per la prima volta, in tutto il suo fascino, ammaliante e pericoloso, seducente ed enigmatico, (dipinto in forme svariate nei secoli successivi da fior fiore di artisti come Caravaggio nei primi anni del XVII secolo e Gustave Moreau più di duecent’anni dopo), dove, suggestionata dalla perversa istigazione della madre Erodiade, domandò al patrigno Erode Antipa, la testa di Giovanni Battista, che il re di Giudea portò su un piatto d’argento.

Salomé, capostipite delle future femme fatale della storia, (nonostante un approccio etimologico possa permettarci di rimontare fino ad Eva e al suo gesto fatale, dal latino fatum=destino, condizionante in negativo il futuro dell’umanità), nella concezione contemporanea del termine, di personaggio tipo e ricorrente, tanto nelle pièce, con Oscar Wilde e Giovanni Testori, quanto e ancor di più nella settima arte.

Giovani e meno giovani hanno certamente impressa nella loro memoria la prima volta che videro la danza dei sette veli di Rita Hayworth, nella trasposizione cinematografica di William Dieterle, (sebbene la sua figura di lussiorosa e dominatrice venga nella pellicola quasi capovolta in senso positivo), o la Salomé incarnata dalla splendida Yvonne De Carlo, già femme fatale nel capolavoro in VistaVision I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille.

Ma ancor più persone e, come è logico, più di sesso maschile, ricorderanno nel privato della loro casa o nell’intimità della sala cinematografica, le immagini proiettate sullo schermo della ‘wedekindiana’ Lulù (Louise Brooks) del regista tedesco Pabst e della bella e provocante Marlene Dietrich nel film L’angelo azzurro di Joseph von Sternberg , nei panni di Lola Lola, intonante nei cabaret in calze e giarrettiera il successo dell’epoca di Friedrich Hollaender Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestell (Dalla testa ai piedi sono votata all’amore), melodia di condanna per il povero professor Rath (Emil Jannings).

Certo, l’accavallamento di gambe di Sharon Stone in Basic Instinct è storia del cinema, allo stesso modo degli sguardi maliardi di Marylin Monroe in Niagara, ma come non volare con testa e cuore alla protagonista tropezienne di Piace a tutti di Roger Vadim del 1956?  Una certa Brigitte Bardot, bionda esplosiva, occhi cerulei e gambe mozzafiato, da far girare la testa ai tre, beffati, protagonisti del film, oltre che agli spettatori maschili. Femme fatale nell’epoca dell’emancipazione della donna e dei primi comportamenti smaliziati, mito erotico senza tempo.

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