“Finalmente toglieranno i lucchetti da Ponte Milvio. Ho sempre pensato fosse uno scempio quella massa di ferro arrugginito appeso ai lampioni del ponte più antico di Roma. I ragazzi, attaccando il lucchetto e gettandone la chiave nel Tevere (altro scempio), suggellavano il loro amore, sperando durasse per sempre, mentre invece la media era due giorni se non c’era un festivo di mezzo.
Ma io dico, possibile che non ci si renda conto che la nostra gioventù è allo sbando? Che non hanno regole né doveri? Che si uccidono per una sigaretta e inventano stupri per vendetta? I giovani sono il nostro futuro e noi, una nazione di vecchi rimbambiti non investiamo su di loro. Abbiamo professori eccellenti e non, non c’è una classe dirigente scolastica di grande spessore se non casi isolati, perché è chiaro che la persona fa la differenza e li paghiamo poco. Invece di trattare al meglio coloro i quali si prendono cura delle nuove leve, di quelli che un giorno ci governeranno, gli diamo stipendi inadeguati e li facciamo spesso insegnare in scuole fatiscenti. Forse un giorno sarà presidente del consiglio un tipo pieno di piercing che si rivolgerà alle Camere : salve babbioni, che si sgriglia? Ecco, questa è le generazione dei lucchetti.
Il soave autore del capolavoro di letteratura che ha generato l’abitudine si è adombrato. Ci sono problemi più urgenti, dice. È vero. E allora mentre la Circoscrizione viene distratta dalle proteste di un intero quartiere, Federico Moccia potrebbe aiutare tutti rimuovendo a sue spese quell’orrore da lui creato. La Circoscrizione risparmierebbe e magari i soldi potrebbero esser spesi in modo diverso, aiutando qualcuno in difficoltà. Certo sarebbe un gesto da uomo d’onore. Ma che dire, non ci sono più le mezze stagioni, solo le mezze calze.”
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