I salafiti, grandi vincitori delle elezioni legislative in Egitto? Con il 24% dei voti, ottenuti nella prima fase della lunga trafila elettorale, svoltasi il 2 dicembre (le elezioni avranno una durata totale di sei mesi), questi outsider della politica hanno lasciato molti senza parole. Al Nour (La Luce), alleato a due altri Partiti di matrice salafita, compete oggi con i più ‘famosi’ Fratelli Musulmani, ormai considerati navigati politici.

Per tradizione apolitici e quietisti, i salafiti egiziani hanno preso il treno della rivoluzione politica quando era già in corsa. Quelli che criticavano un tempo i Fratelli Musulmani, accusati di preferire il compromesso politico al Corano, si sono a loro volta lanciati nell’arena lo scorso giugno ad Alessandria d’Egitto, roccaforte del movimento. Un’entrata in scena formidabile visti i risultati elettorali. Pochi mesi dopo la loro messa in gioco infatti, tallonano molto da vicino i Fratelli Musulmani proclamati ‘vincitori’ ancora prima dell’apertura dei seggi. Come spiegare la rimonta eclatante dei salafiti, quasi degli sconosciuti ancora pochissimo tempo fa? Di certo presentano dei volti nuovi nel consesso politico, ma la novità non spiega tutto, molti altri partiti, altrettanto ‘nuovi’, non hanno avuto lo stesso impatto sul popolo.

La risposta forse la troviamo proprio negli argomenti presentati dai salafiti. I sostenitori di questo movimento appoggiano l’Islam fondato sul Corano, la Sunna (Codice di comportamento del Profeta) e l’imitazione dei pii antenati (salaf al-salih). Il termine salafita viene proprio da qui: i salaf devono rimanere il modello politico per guidare le società moderne. Il futuro è nel passato. La lettura-letterale della Sunna e del Corano conduce ad una rigorosa pratica dell’Islam, l’Islam più puro, quello che esisteva all’epoca del Profeta Maometto. L’imitazione diventa l’unico modo per contrastare qualsiasi tentativo di razionalizzazione o esegesi del testo sacro.

Fino a poco tempo fa si era sentito parlare di questi rigorosi islamisti in margine agli eventi che infiammavano gli animi degli egiziani: l’incendio di chiese copte o di amori tra cristiani e musulmani. Poi la novità, l’apparizione crescente per le strade e una richiesta politica: stabilire la charia. Yasser Borhami, una delle figure chiave del Partito salafita Al-Nour, ripete senza sosta che l’Islam non può essere staccato dal concetto di politica e rifiuta assolutamente l’esistenza di termini come ‘civile’ o ‘secolare’ nella Costituzione egiziana. E’ chiaro che si oppone così ad una delle maggiori rivendicazioni espresse nelle manifestazioni: la nascita di una società civile.

Già alla fine di luglio, il sit-in di Piazza Tahrir veniva ‘disturbato’ da manifestazioni parallele, nel corso delle quali qualche decina di attivisti salafiti scandiva a gran voce: “Vogliamo uno Stato Islamico!”. «L’intransigente Borhami accetterà che un copta acceda alla carica di Presidente della Repubblica solo quando un musulmano sarà a capo d’Israele o degli USA», ha scritto il giornale indipendente egiziano Masry al-Youm. “I salafisti accettano la democrazia, – precisa Borhami – se la democrazia però non va contro le esigenze del popolo e la charia islamica. Qualche giorno fa, un candidato salafita ha dichiarato che la letteratura del Premio Nobel Naguib Mahfouz invitava alla “promiscuità tra uomo e donna, alla prostituzione e all’ateismo”. Aggregazione e peccato sono legati nell’intimo alla dottrina salafita. La società occidentale non è vista di buon occhio. Viene considerata come impura, irreligiosa e luogo di perdizione. Frasi queste, che disturbano e preoccupano.

L’Islam salafita è l’Islam che arriva dal Golfo e figlio della mondializzazione. Molti giovani, figli di emigranti del Nord Africa, sono arrivati dalla Francia per seguire corsi di arabo letterario, l’arabo del Corano, l’arabo delle radici. Sono tutti musulmani (per nascita o convertiti) e vicini al credo salafita. Che sia preso alla lettera (ritiro dalla vita politica), riformista (pronto all’azione politica) o jihadista (per la lotta armata) l’Islam salafita trova un suo pubblico e si è messo in concorrenza con un islamismo politico istituzionalizzato come quello dei Fratelli Musulmani.

Storicamente legati all’Arabia Saudita wahabita, i finanziamenti ai movimenti salafiti crescono ogni giorno e Paesi come il Qatar mettono volentieri mano al portafogli (la stessa politica viene applicata in Libia, ma questa è un’altra storia). Questo prova che l’influenza del Golfo Persico nella Regione cresce. Sul piano politico, questo risultato sorprendente preoccupa l’Occidente e i movimenti laici perché potrebbe portare i Fratelli Musulmani ad un inasprimento ideologico per non perdere così il terreno conquistato. Donne e copti pagherebbero per primi. Sul Piano economico i Fratelli Musulmani vogliono però tranquillizzare turisti ed investitori. C’è in gioco l’economia dell’intero Egitto.

I Fratelli Musulmani davanti al test del potere preferiranno allearsi ai salafiti o ai liberali? Che margine di manovra avranno veramente davanti al Consiglio supremo delle Forze Armate, alla guida del Paese a tempo indeterminato? La partita è appena cominciata e il gioco si fa sempre più duro.

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