Carezze alla ‘sua’ Italia e bacchettate a quell’Unione europea che, con molta probabilità, oggi non rispecchia gli ideali del Manifesto di Ventotene cui egli è affezionato in modo particolare, nell’idea di un’Europa libera e unita. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a pochi giorni ormai dalla fine dell’anno, continua ad avere il gravoso impegno di tenere alto il morale dell’equipaggio rappresentato dalla cittadinanza italiana, gran parte della quale, affievolito l’entusiasmo mostrato al varo della nave chiamata Mario Monti, oggi si sente colpita da direttive che sembrano destinate a complicare ancor di più un’esistenza che da qualche anno si è fatta molto difficile.
Le ‘carezze’ riservate al Paese sono in sostanza quelle che l’Inquilino del Quirinale elargisce all’operato del Governo capeggiato dal Professore, come viene anche chiamato il successore di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Appoggio incondizionato. Una scelta difficile, come detto, perché una grossa fetta del Paese ha cominciato da tempo a ribellarsi alle ulteriori restrizioni giudicate dal nostro Primo ministro indispensabili per uscire dalle secche in cui l’Italia è rimasta incagliata per colpe interne – la mala gestione da parte dell’Esecutivo del Cavaliere miliardario – e per responsabilità esterne, cioè proprio dell’Ue, a causa delle quali “scontiamo – ha detto più volte Napolitano nella scorsa settimana – anche le conseguenze della contraddittorietà e dell’angustia” di certe risposte date “nel corso del 2011 alla crisi dell’Eurozona nel suo complesso”. Considerata la consueta pacatezza degli approcci del Presidente, questo può essere interpretato come un vero e proprio attacco.
Nonostante tutto, comunque, l’Italia appare in grado di fronteggiare le difficoltà, chiedendo il contributo di tutti, con la dolorosa scelta di dover mobilitare anche le truppe sfiancate da una battaglia contro la crisi economica ingaggiata già da qualche anno. “Oggi la Nazione è impegnata nella sfida di salvare l’euro – ricorda il Capo dello Stato – Il nostro coinvolgimento è totale. Siamo, nella fase attuale, certamente dominati dalla preoccupazione per l’ancora grave crisi dell’Europa e più in generale per quel che accade in seno all’Unione e per il suo futuro . Il nostro coinvolgimento è totale”, nella sfida rappresentata dal salvataggio della moneta unica, e riguarda anche “le conquiste e le prospettive del processo d’integrazione europea. Siamo immersi ancora in una crisi” che colpisce su due fronti, quello italiano e quello continentale, “nella scia” della recessione “globale insorta nel 2008. Sappiamo come per l’Italia l’abnorme debito pubblico accumulatosi nei decenni sia divenuto, nel ritardo o nell’insufficienza di politiche capaci di intaccarlo decisamente, un elemento di fragilità tale da esporci al rischio di un drammatico disastro finanziario”.
E poi, come già sottolineato, da parte di Napolitano l’elogio nei confronti del lavoro che il Governo Monti ha intrapreso subito dopo l’investitura. Idee chiare e stomaco di ferro, nella coscienza dei sacrifici chiesti agli italiani. La massima carica dello Stato, quindi, non ha timore – nonostante il serpeggiante malcontento – di elogiare il recente operato del Parlamento e lo incoraggia “ad andare avanti per condurre in porto la manovra economica” battezzata ‘salva-Italia’, che ora attende – entro Natale – la ratifica da parte del Senato. “Il Parlamento” nella prospettiva di un’importante condivisione “ha dato una grande prova», ha detto il presidente della Repubblica commentando il voto di venerdì scorso a Montecitorio (Camera dei deputati). Questo nonostante le polemiche sollevatesi sul caso delle assenze più o meno strategiche e quindi ingiustificate di alcuni rappresentanti. Un particolare che a Napolitano non interessa a fronte dell’assai maggiore importanza rappresentata dal risultato finale, vale a dire la “grande prova nel seguire la discussione sulla manovra e coronarla con l’approvazione”, ha sottolineato. Un lavoro di certo impopolare ma imprescindibile, che richiede la capacità di “aggrapparsi a noi stessi”, incoraggiamento rivolto in particolare alle classi che saranno più penalizzate dai provvedimenti messi sul tavolo.
Nonostante ciò c’è una maggioranza della popolazione che crede ancora nelle scelte fatte dal Presidente al momento della decisione di affidare a un governo tecnico le sorti immediate del Paese. “Abbiamo ancora bisogno di lei” è l’invocazione della gente ad ogni apparizione pubblica di Napolitano, come accaduto sabato scorso all’uscita sull’ampio piazzale della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, al termine del concerto di Natale. La sua risposta è sempre la stessa. “Faccio del mio meglio”. E gli italiani, dice “è in se stessi che devono credere”. Un atteggiamento che già oggi ha permesso al Paese di “rimettersi in gioco nell’ambito internazionale”. Adesso che “l’Europa siamo noi“, ha detto il Presidente così come aveva fatto Monti nel suo discorso di insediamento, “l’Italia non è più” una Nazione “marginale”, ma anzi è diventata protagonista per le sorti dell’euro. Chiarito anche il discorso sul federalismo fiscale che “non rispecchia il pensiero di divisione”, come concepito dalla Lega Nord, ma anzi “vuole sfruttare al meglio le risorse di ogni Regione, nel rispetto del principio sancito nell’articolo 5 della nostra Costituzione, per cui l’Italia è una e indivisibile“.
Infine, in occasione della Giornata Internazionale del Migrante celebratasi domenica, Napolitano si è raccomandato che “l’intera comunità nazionale rifiuti e condanni con piena convinzione e assoluta fermezza ogni forma di discriminazione e di violenza a danno di individui e di gruppi appartenenti a comunità minoritarie. Rivolgo un caloroso saluto – ha scritto il Presidente in un messaggio – ed esprimo la mia vicinanza ai lavoratori stranieri immigrati nel nostro Paese e alle loro famiglie, agli italiani che emigrano oggi e ai discendenti di coloro che sono emigrati in passato affrontando dure difficoltà e iniziali ostilità”.
© Rivoluzione Liberale
