E’ da poco nelle librerie “In nome dell’Uomo – Dal Risorgimento alla modernità” di Gustavo Raffi, un volume (curato da Gerardo Picardo, con la prefazione di Paolo Peluffo ed edito da Mursia) che parla di amore, vita, pensiero e morte, in cui l’autore racconta la sua scommessa personale: una Massoneria uscita allo scoperto e che dialoga alla luce del sole con la società di cui è parte, contribuendo a far storia con uomini e progetti. Uomini che non appartengono a nessuno e “lavorano per il bene e il progresso dell’umanità”. Questi “uomini del dubbio” hanno un unico segreto, la Fratellanza. “Stare insieme, in un cammino di senso mai concluso. Cercano verità controvento, lavorando la pietra grezza della propria formazione e impegnandosi a costruire percorsi di giustizia e solidarietà attraverso opere concrete. Questi uomini non hanno ricette magiche ma insegnano che si può essere costruttori di armonia. Nutrono ‘sogni possibili’ e da tempo hanno fatto la loro scelta: stare dalla parte dell’Uomo, senza se e senza ma”. E questo libro è una sorta di mappa di viaggio alla ricerca di “tolleranza, eguaglianza e libertà”.

Gustavo Raffi (avvocato ravennate, classe 1944) lega il suo nome al Grande Oriente d’Italia, la più antica comunione massonica italiana. Lo si può incontrare già sorridente all’alba con la mazzetta dei giornali, il mezzo toscano tra i denti e la sua barba bianca. Come massone, è stato iniziato nel 1968 e due anni dopo maestro libero muratore. Fondatore della Loggia “La Pigneta” di Ravenna della quale è stato più volte Maestro Venerabile, è stato membro della Corte centrale, ha ricoperto la carica di presidente del collegio dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna, quindi Grande Oratore del GOI. Dal 1999 è Gran Maestro del “Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani”, carica che manterrà fino al 2014.

“Ribelli per la verità e operai della speranza”, così Gustavo Raffi definisce i Liberi Muratori. Sono più di 21.500 in tutta Italia, per 766 logge. “Uomini del dubbio che sterrano strade all’incontro di culture e fedi diverse, abbracciandole nell’unico Pantheon dell’umanità”. Per loro la Massoneria è la religione della libertà, la cattedrale laica. Hanno un fine: “educare una generazione di ribelli, coscienze libere contro il pensiero unico e il conformismo”. Da anni hanno spalancato le porte di Villa il Vascello a Roma (sede nazionale del Grande Oriente d’Italia) e si confrontano ogni giorno a viso scoperto sui grandi temi della laicità e delle scelte condivise. Hanno un passato di lotte per la libertà e hanno giocato un ruolo chiave per l’unificazione del Paese. L’Istituzione è oggi “una agorà per spiriti liberi alla ricerca di senso” che è volta al futuro.

Il libro esce nella fase finale delle celebrazioni dei 150 dell’Unità d’Italia, alle quali il GOI ha contribuito a pieno titolo con numerose iniziative in un viaggio identitario per il Paese. A Gustavo Raffi – raggiunto telefonicamente – abbiamo chiesto quale fosse il senso del messaggio di unità e coesione nazionale che il Grande Oriente d’Italia ha inteso lanciare.

“Il compito – ci ha risposto Raffi – è ancora una volta cercare il senso delle cose. La memoria è identità, racconta storie e vissuti che possono fare ancora strada, se si tende l’orecchio alla lezione delle battaglie portate a sera. Il tempo della celebrazione non può essere sterile esercizio di parole senza carne bensì la comunità vista dall’esilio dei valori smarriti. Ci sono tensioni e ideali che vanno riscoperti e stanno alla base della nostra identità. Questo significa vedere le sfide del nostro tempo non smarrendo il percorso dei padri, significa assumere le lotte dell’oggi portando in bisaccia le conquiste di coloro che ci hanno preceduto. Deve essere il tempo della priorità della cultura contro i virgolettati urlanti della politica, il pensiero capace di costruire destino contro lo squallore dei gossip e il potere dei metalli. Il tempo delle coscienze contro le apparenze senza volto. Identità contro decadenza morale, formazione civile rispetto a strampalate idee di secessione.”

Lo stesso autore ci ha poi segnalato alcuni passaggi che ritiene significativi del suo colloquio/intervista con Gerardo Picardo e che riportiamo sinteticamente.

«Qual è il ruolo della Massoneria per l’Italia?

La Massoneria è una scuola di pensiero e di vita. Una grande avventura di laicità positiva, per lavorare all’unica rivoluzione sempre possibile per l’uomo: quella personale. Il ruolo della Massoneria è educare generazioni di ribelli, perché soltanto il consenso di chi sa dissentire è consenso vero, l’altro è il consenso del servo. La Massoneria non è né vuole essere un surrogato delle istituzioni che non funzionano, ma uno spazio libero, adogmatico in cui si opera per il bene comune, si educa al dialogo, al rispetto dell’altro, alla ricerca di valori condivisi, adempiendo al ruolo di religione civile.

Il ‘sale’ delle logge?

Siamo costruttori di sogni possibili, perché ciascuno di noi è un inquieto viaggiatore verso il mistero. La Libera Muratoria non è una ricetta né una magia, è un percorso che si può scoprire e amare solo entrando tra le colonne della comunione, dopo una scelta libera e un attento esame da parte dell’Ordine. Un viaggio che dura tutta una storia e che ha un’unica certezza: indietro, a ciò che si è comodamente lasciato in termini di certezze e facili illusioni consolatorie, non si torna più. Gli antichi descrivevano la vanità in corsa su un cavallo furioso. L’orgoglio è invece il coraggio del viaggiatore che non si dichiara mai sconfitto dinanzi alle sfide del mistero e al cammino della storia, in cui sono presenti tutti i possibili. Sempre.

Perché un giovane dovrebbe aderire ai valori della Massoneria?

La risposta sta nell’essenza stessa della Massoneria: Tu sei miei fratello. Per la Libera Muratoria questo è verbo di vita iniziatica e allo stesso tempo è parola concreta d’azione. Siamo sentinelle nella notte, gente che ricorda agli uomini i valori senza tempo di libertà, fratellanza, uguaglianza. Quando è notte, quando ci sono le tenebre dell’intolleranza e ciò che divide sembra avere l’ultima parola sul poco che unisce, allora spuntano le tre luci dell’Ordine: Forza, Bellezza e Sapienza, e fanno strada. Ma la forza che amiamo di più in noi stessi e negli altri è l’infinita libertà di vita. Quella libertà di cui Giordano Bruno parlava a Morgana indicando l’aquila della ragione e le mani, che servono a costruire speranza.

Quale è il vostro segreto?

La fratellanza. Stare insieme, in un cammino di senso mai concluso. Una cordata che controvento cerca verità, non ha paura della notte e della solitudine. Non abbiamo ricette magiche né oggi abbiamo il calderone in cui dormire per diventare, secondo la tradizione, dei profeti di mestiere, quello stesso calderone che i Saggi lasciarono a Delfi come a Stonehenge. Tuttavia si può scoprire il senso del viaggio. Si può essere sentinelle della notte e costruttori di armonia. Si può sapere e indicare agli altri, con molta carità umana, che la felicità non si ferma alle cose materiali. Ricordare che un giorno con antiche parole fu acceso un fuoco, anche se quelle parole sono perdute per sempre. Perché il Maestro d’Opera ha un solo amore: costruire.

Lei ha tracciato una strada precisa: quella della trasparenza. E ha fatto di palazzo Giustiniani una casa di vetro. E’ poi arrivata la Primavera della Massoneria?

La svolta c’è stata ed è sotto gli occhi di tutti. E’ finito il tempo delle catacombe. Tradizione, storia e cultura, ma c’è un imperativo che si può sintetizzare in una battuta: togliere l’odore di muffa. E fare parlare pubblicamente la Massoneria sempre più. In dodici anni di Gran Maestranza abbiamo compiuto un cammino che ha portato a molti risultati. Oggi il Grande Oriente d’Italia è partner di molte iniziative accademiche, le nostre pubblicazioni sono oggetto di interesse da parte del mondo accademico e spesso abbiamo diversi studiosi che vi contribuiscono attivamente. La nostra Biblioteca e il nostro Archivio sono divenuti un luogo di studio e di ricerca per studenti e professori. La cultura ha sterrato terreni di incomprensione, facendo strada al confronto. E’ sempre più difficile che la nostra partecipazione attiva crei delle difficoltà alle istituzione accademiche; anzi siamo divenuti una delle voci importanti. Moltissimo poi è stato fatto da una nuova generazione di massoni impegnati nel mondo della ricerca, che, a differenza del passato, declinano con grande rigore e trasparenza l’appartenenza alla nostra Istituzione. Questo esempio, visibile a colleghi e studenti, è divenuto un motore propulsivo, che ha sfatato tanti, troppi luoghi comuni. Bisogna infatti riflettere su un dato oggettivo; se i massoni non mettono la loro faccia nelle iniziative, ma si nascondono, è difficile poi far credere che la nostra Comunione sia così bella. Se uno si vergogna di dichiararsi, a meno che non abbia seri problemi di ordine professionale, è chiaro che non si presta ad una bella figura, soprattutto se poi tutti vociferano dietro le sue spalle della sua appartenenza all’Ordine. Troppo spesso in passato i massoni si sono distinti in un gioco al ribasso, oppure a rivivere l’atmosfera del piccolo carbonaro. Ciò è stato di grandissimo nocumento a loro e a tutta la Massoneria. Questa cultura interna è cambiata e giocoforza è cambiata anche la risposta esterna. Schiena dritta, libri, guanti bianchi: il vento del domani non ci fa paura. Anche se per i massoni come per tutti gli uomini liberi i pericoli sono identici.

Cosa vuol dire?

Che si inciampa nei ciottoli, non nelle montagne. E a volte la mediocrità di alcuni pazzoidi rischia di gettare nuove ombre sul Vascello. Ma la Catena d’Unione è più forte della chiacchiere e del delirio di pochi. Il Grande Oriente d’Italia è unito, non ha correnti al suo interno. Non fa politica né vuole farla. Il nostro compito è un altro: essere lievito per la società. Perciò nessuna gabbia può chiudere il pensiero libero.

La Massoneria è anche azione concreta per i bisognosi. Ci sono gli Asili Notturni, ad esempio.

A Torino l’opera degli Asili Notturni di cui sono presidente onorario, è un segno di speranza. L’Associazione Asili Notturni ‘Umberto I’ Onlus offre senza alcuna distinzione di età, nazionalità e religione, un ricovero temporaneo e gratuito durante la notte a persone di ogni condizione, disoccupati, residenti o di passaggio nella città di Torino, che siano sprovvisti di mezzi o che non possano trovare asilo in altro luogo. Sono  50.000 i pasti serviti ogni anno in via Ormea, la sola mensa operativa attiva di sera a Torino, 9.000 notti per le persone senza fissa dimora, 32 mini alloggi per l’accoglienza dei malati e dei loro familiari per le cure negli ospedali cittadini, 300 prestazioni oculistiche con distribuzione di occhiali gratuiti, oltre 500 persone vestite. Abbiamo inaugurato di recente due nuovi studi dentistici, che si aggiungono ai servizi già offerti. E anche oggi la sfida dell’azione nasce da un pensiero e da un credo di fondo: quello dell’umanesimo forte e solidale, una prassi positiva che si staglia di contro l’abitudine, la più infame delle malattie. Ogni giorno, tra queste mura che vogliono lottare solitudini materiali o spirituali, l’esempio dei volontari fa strada alla speranza che tutto può cambiare e che la parola ‘fine’ non verrà declinata su tante storie. E’ la ricchezza di scoprirsi parte di un’umanità da ascoltare, di carni che si tolgono bende e raccontano percorsi e storie profonde. Nulla andrà perduto di ciò che viene fatto nel silenzio. Essere attenti a segni di presenza è donare un sorriso, condividere un pasto, offrire un servizio: è vivere dall’interno. Fratelli servitori della Speranza. Liberi Muratori tessitori di una rete di luci. Al di là della parola.

Ad un certo punto della sua storia recente la Massoneria ha calamitato dei personaggi quantomeno discutibili. Un nome per tutti: Licio Gelli.

A questo proposito sono stato da subito molto chiaro: i piduisti sono stati in nostri terroristi, nel senso che hanno mirato al cuore della nostra istituzione, noi siamo le vittime. E come le Brigate Rosse sono nate nel partito comunista ma non sono il partito comunista, la stessa cosa vale per la P2. La condanna del fenomeno P2 è totale e inappellabile.

Esiste una lista ‘completa’ della P2 oltre quella conosciuta?

Per quel che ne so io, sono chiacchiere di personaggi in cerca d’autore. Mai avuto a che fare con il materassaio di Arezzo e i suoi ammiratori, vecchi e nuovi. Né credo a chi ogni tanto minaccia di tirare fuori carte sconvolgenti. Lo faccia, finalmente. Oppure qualche magistrato si ricordi dell’obbligatorietà dell’azione penale e vada a stanare qualche furbone che si fa pagare una cena millantando frottole.

Raffi ha vinto la sua sfida?

Forse sì: volevo far uscire i Liberi Muratori dalla “cassa integrazione”. Si erano abituati all’assistenzialismo e ci stavano benissimo, vivevano di rendita, senza lavorare. Abbiamo detto no: il Libero Muratore è un costruttore, soprattutto nel momento in cui la società ha bisogno di essere aiutata. Noi certo non abbiamo ricette miracolose da offrire, ma abbiamo una capacità di pensare, una capacità di amare il prossimo, una capacità di disancorarci dal contingente e pensare nel medio e lungo termine. E’ stata la rivoluzione.

I tempi sono cambiati, oggi il “bussante” può fare domanda anche su Internet.

Anche la Rete può essere una porta che conduce alla Sala dei Passi perduti. I tempi sono cambiati, e bisogna saperli leggere. Ormai il sito internet www.grandeoriente.it conta migliaia di contatti ogni mese. Ci sono riviste come Hiram ed Erasmo, il lavoro importante di GOI Radio e GOI tv. La comunicazione è fondamentale. Deve essere veloce e precisa. Dare ali a un pensiero. Si parla di “grembiulino-boom” ma ancora pochi sanno che gli I-pad dei Fratelli massoni vengono raggiunti dalla nostra newsletter, per essere aggiornati in tempo reale delle news e degli appuntamenti della Comunione. Morto Napoleone, i bonapartisti si ritrovavano ogni anno per brindare solo al suo ricordo, avevano capito che non potevano dare più nulla alla Francia. Noi non ci sentiamo così e non siamo percepiti in tal mondo. Basti pensare al fiorire della letteratura accademica su Massoneria ed esoterismo. Il giardino di villa il Vascello racconta ormai centinaia di presentazioni di volumi. Confronti a viso aperto, come ci piace fare.

Dopo decenni di ‘militanza’ sotto i labari con squadra e compasso, qual è la sua definizione di Massoneria?

E’ la religione della libertà, la cattedrale laica. Io non amo la Massoneria delle cerimonie degli incontri di congrega, ma quella che vive con attenzione il presente e guarda in prospettiva al futuro. Noi rifiutiamo la monocultura, qualunque essa sia. E’però inutile continuare a discutere sui grandi temi dell’universo all’interno delle nostre logge: è nostro dovere allargare il dibattito alla società, offrire il nostro contributo. I grandi principi hanno un senso se si confrontano con l’attualità, con i problemi del nostro tempo, e se sanno proiettarsi verso la costruzione del futuro. Per usare una mia espressione che a suo tempo ha scandalizzato qualcuno, perché anche al nostro interno ci sono integralisti e mullah, direi che si deve tornare ad una “Massoneria di popolo”.  Per questo privilegiamo la via della ricerca, della conoscenza e dell’accoglienza del diverso: che è il miglior antidoto alla xenofobia e al razzismo.

Ritiene che la società abbia finalmente dato cittadinanza alla Libera Muratoria?

Ce la siamo conquistata metro per metro. Ma nessuna conquista è mai definitiva. Sarebbe un errore abbassare la guardia, perché un rapporto con gli altri si costruisce ogni giorno. Siamo convinti, altresì, che se venisse abbandonata l’attuale linea per riapprovare alle logiche e alle modalità che avevano contrassegnato in passato l’azione di governo dell’Ordine, si tornerebbe al palo di partenza con tutte le note conseguenze.

Gustavo Raffi si conferma il Gran Maestro della trasparenza.

Non sono però un nostalgico ma un rivoluzionario. Rivoluzionario nel dire ai molti che ritenevano esaurita la funzione storica della Massoneria, se non vi siete ancora ricreduti, dovete farlo. Da ogni fratello e da noi stessi pretendiamo il massimo del rigore morale, non sono ammesse trasgressioni. Temprati da questa fermezza oggi possiamo respingere le generalizzazioni, rifiutare le criminalizzazioni, che tra l’altro sono solo un male italico. Parliamo di oggi: le Case massoniche sono aperte, di Massoneria parliamo nelle scuole, le iscrizioni sono in aumento ed è diminuita l’età media degli iscritti. Abbiamo squarciato le tenebre. Per riaffermare l’impegno nella difesa dei diritti umani e civili, nella tutela della democrazia e della libertà. Il diverso non va scacciato va ma ascoltato e capito. Il vero laico non combatte contro questo o quello, si oppone a qualunque tentativo di colonialismo ideologico da dovunque provenga. La politica deve restare fuori dai templi, quando entra provoca disarmonia. Dentro le nostre Case dobbiamo essere spogli di tessere e lignaggio sociale, le uniche ricchezze ammesse sono solidarietà, tolleranza e pluralismo. La prima rivoluzione che ho fatto è affermare che la Massoneria non può essere il museo dalle cere Madame Tussaud e che la tradizione non è il culto dei morti. Tradizione è, invece, un concetto dinamico, significa collegare il passato con il presente per ipotizzare e pensare un progetto futuro. Altrimenti arrivi alla conclusione che non c’è più nulla da realizzare, e che l’unica soluzione è fare come i bonapartisti che si trovavano una volta all’anno per brindare all’Imperatore e alla fine tutti a casa.»

© Rivoluzione Liberale

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