Reduce dal successo televisivo di “Vieni via con me”, programma di approfondimento culturale condotto con Fabio Fazio, e dall’ottenimento di una laurea honoris causa in Giurisprudenza all’università di Genova, Roberto Saviano è sempre più al centro dell’attenzione mediatica del nostro paese. Venuto alla ribalta con il libro-denuncia “Gomorra”, lo scrittore e giornalista napoletano è riuscito a crearsi, in poco tempo, un ruolo di spicco all’interno del panorama italiano e internazionale, che lo considera ormai come il simbolo italiano della lotta contro la mafia. Come però? Saviano è stato, ed è tutt’ora, l’esempio più fulgido del prodotto mediatico fatto a persona, una specie di reality vivente, prima core business della Mondatori del Premier tanto criticato, con le due milioni e mezzo di copie vendute da Gomorra, poi protagonista del politically correct “Vieni via con me”, prodotto dalla Endemol berlusconiana.
Tra l’altro ora non scrive nemmeno più, parla e basta, poi quasi sempre in televisione, dalla Rai a La7 fino ad arrivare a Sky, tenendo orazioni buoniste e atteggiandosi a difensore dei poveri e degli indifesi. Povero Saviano infatti, che per “Vieni via con me” ha percepito 50.000 sonorissimi euro a puntata. Per dire cosa poi? Serviva il suo ergersi a presenza super partes e il suo giudizio da tuttologo della mafia per sapere che Falcone e Borsellino erano degli uomini giusti, morti per lo Stato, criticati in vita e beatificati dopo la morte?
Altro che tuttologo della mafia, altro che il “povero Saviano” che si muove con la scorta perchè altrimenti la Camorra lo seccherebbe, i veri giornalisti-eroi, realmente scomodi, sono ben altri. Isaia Sales, Francesco Barbagallo e Gigi di Fiore, solo per citarne alcuni, nei libri dei quali è raccontato il vero potere dei clan e soprattutto vi sono citate le fonti delle ricostruzioni giornalistiche. Insomma nessun romanzo alla “Gomorra”. Ogni epoca, comunque, ha gli eroi che si merita. Una volta c’era un certo Leonardo Sciascia che raccontava la mafia, oggi ci spetta Saviano.

“Dalla calunnia ci si difende con il silenzio”- scrive Falcone.