Il Governo sta prendendo la rincorsa per dare la spallata decisiva al tema più spinoso del momento: le liberalizzazioni. E’ un’operazione che richiede velocità di esecuzione, concertazione e una dose di ‘anestetico’ da inoculare alle corporazioni che minacciano di uscire fuori dai gangheri.
In pratica, prima si fa e meglio si potrà arginare in seguito l’onda anomala del malcontento. Monti e Passera dovranno coordinare i movimenti evitando di inciampare tra le ali di una nutrita schiera di soggetti che a gamba tesa non vedono l’ora di fargli fare un bel capitombolo. Tra l’altro un tentativo del genere era andato a segno già prima di Natale, quando erano stati annunciati alcuni provvedimenti-soft sui farmaci di fascia C, con un dietrofront a malincuore a seguito del vespaio di polemiche sollevato dalla categoria con la ‘croce verde’.
L’Esecutivo non ha digerito quell’alzata di testa e stavolta sembra davvero pronto a fare la voce grossa accogliendo le indicazioni dell’Antitrust, ma per farlo avrà bisogno della manforte del Parlamento. La partita si gioca tutta qui.
Da via dell’Umiltà chiedono di non attuare “sconfinamenti” e di proseguire nel dialogo con il partito e le categorie interessate. Un consiglio inutile, visto che il Premier incontrerà i leader dei maggiori partiti (Alfano, Bersani e Casini) tra venerdì e lunedì al massimo.
Il Pdl ha studiato sodo nelle ultime ore e probabilmente non si farà trovare impreparato all’incontro con il Professore, arrivando munito di scartoffie fra le cui pieghe si nasconde un bel piano-liberalizzazioni che spera venga apprezzato (e approvato). Cicchitto e Gasparri preferirebbero una brutta copia sulla quale lavorare con calma (disegno di legge), mentre a Palazzo Chigi sembrerebbero più orientati a un decreto legge.
Bersani scalpita, vuole un Governo coraggioso che non si faccia intimorire da pressioni e potentati, il Terzo Polo ripete a campanella il solito ritornello: “Siamo d’accordo su tutto con Monti, le liberalizzazioni vanno fatte”.
Il Governo dovrà tenere la barra dritta e aspettarsi caroselli di tassisti, farmacisti ed edicolanti, ma dovrà avere la forza di procedere per la sua strada, implementando l’opera con un pacchetto-liberalizzazioni che non guardi solo a queste ‘piccole’ categorie, ma anche e soprattutto a settori ben più strategici come i trasporti, l’energia, e i servizi postali e locali e le professioni. Solo allora la ‘lenzuolata’ potrà davvero definirsi tale e, come ha detto il presidente del Consiglio, il “disarmo” delle lobby portato a termine. E ancora, aumentare la concorrenza non basterà ad aumentare i consumi e ad abbassare i prezzi, perché l’equazione liberalizzare=crescita non funziona da sola. Servono gli investimenti. Un altro capitolo che Monti ha già letto e dovrà (ri)leggere all’Italia.
Suggeriamo al Premier un vecchio adagio latino da custodire gelosamente in questa seconda fase del suo Governo: suaviter in modo, fortiter in re.
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