“Ma come mai in Italia non si può cambiare nulla? Perché deve rimanere tutto uguale? La parola liberalizzazione viene intesa come una parolaccia. Io non sono proprio una liberalizzante, ma credo che alcuni feudi vadano allargati: certo è che pensare che la liberalizzazione sia al cento per cento un modo per far entrare guadagni è un informazione fuorviante.

Ma cominciamo dal comincio. Tutte le grandi categorie sono sempre state protette in Parlamento. I vari deputati e senatori si sono spesi per i loro orticelli e questo è normale. Quello che non è normale invece è che nessuno, negli anni abbia pensato di metter mano gradualmente alla cosa  e rimettere al livello del mare situazioni paradossali. O meglio, qualcuno lo ha fatto ma sempre per motivi familiari, che so, la moglie farmacista ma comunista e allora più farmacie per tutti, oppure altre cosucce legate all’allegra gestione del secolo, la sanità , che mi fa prudere i gomiti chiamarla così.

Insomma il problema è che le liberalizzazioni hanno sempre coperto il desiderio di alcuni di farsi abbondantemente i cavoli propri a discapito del cittadino comune. Forse stavolta gli intenti sono nobili? Il bene del Paese? Dove eravate venti o trenta anni fa? A fare il vostro di bene? Non è colpa di tutti quello che viviamo? O è più semplice dire ‘non sono stato io’.

Comunque, le categorie sono in rivolta e come sempre paga la persona comune. I tassisti, che carini, hanno bloccato varie città per protestare. L’unica liberalizzazione che non scontenterebbe nessuno la propongo io. Liberalizzare i parlamentari: tutti lo possono fare anche se non eletti con rotazione di un anno, basta solo essere senza macchia da almeno sette generazioni, requisito che eliminerebbe democraticamente molti pretendenti. Ecco, sarebbero solo 945 a protestare, magari incatenandosi nel Transatlantico. Ma forse voi italiani (io mi sono dimessa) non volete davvero i cambiamenti, in fondo tutto scorre, come un fiume da monte a valle, nella terra del furbetto. Allora, perché cambiare?”

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