“Onoriamo i magistrati che sono caduti, la loro lealtà nella lotta al terrorismo fu decisiva” così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, riapre il dibattito nel discorso tenuto al Quirinale in occasione della giornata della Memoria per le vittime del terrorismo. Appare fermo, deciso e commosso nel ribadire il profondo significato del sacrificio che “lo spirito di servizio” porta a compiere a difesa dello Stato.
Un chiaro invito a comprendere le radici che stanno alla base dello Stato, affinché il ricordo possa essere “premessa di ogni produttivo appello alla collaborazione necessaria per le riforme necessarie”. Con queste parole, il Presidente rimarca la necessità di costruire un’opera dialogica di sereno e rispettoso contraddittorio, al fine di poter auspicare riforme condivise di ampio respiro, per togliere dalla degenerata polemica politica il tema della giustizia salvaguardando doverosamente le istituzioni repubblicane. Pertanto è “indispensabile parlare responsabilmente della e alla magistratura, nella consapevolezza dell’onore che ad essa deve essere reso” garantendo in tal modo l’esclusione di “gesti dissennati” come nel caso dei manifesti di Milano, nei quali i Pm venivano paragonati alle Br.
Si parli quindi di riforma della giustizia e se il governo nel frattempo fosse folgorato sulla via di Damasco, dalle parole del Presidente della Repubblica, i liberali sarebbero di certo pronti a dare critica voce sull’attuale lento ed inefficiente sistema giudiziario italiano, cancro per l’economia del paese.
