Chi non ricorda, tra i meno giovani, lo stupore unito alla gioia di poter riascoltare a piacimento gli amati pezzi musicali che venivano trasmessi dalla radio e il cui ascolto spesso era affidato alla pura buona sorte di essere sintonizzati in un preciso momento? Chi non ricorda le ore trascorse accanto ai trasmettitori in attesa della canzone ‘giusta’ per far scattare il celebre ‘rec’ – in inglese recorder – cioè avviare la registrazione. La quale avveniva su quella che era stata battezzata musicassetta – o ‘compact cassetta’ – che in questo 2012 appena cominciato celebra il suo cinquantesimo anniversario (nel 1962 venne inventata dalla Philips), quando è ormai scomparsa dal mercato, sostituita dai dvd e da altre e ancor più sofisticate metodologie di riproduzione audio.
Tutto bello e divertente. Ma quella rivoluzione diede la stura – seppure lenta ma progressiva – alla crisi del mercato discografico, poiché – come detto – ha fatto scoprire al mondo la vertigine della riproduzione illegale, dando la possibilità anche di fare delle compilation personali. Vere selezioni di brani che era possibile sentire in automobile e – a partire circa dagli anni ’80 del secolo scorso – anche a spasso grazie agli indimenticabili walkman dotati di cuffietta e antesignani dell’odierno iPod, con la possibilità di ascoltare musica in qualsiasi momento della giornata (per gli iPod parliamo di file Mp3). Con l’avanzare della tecnologia, quindi, la cassetta è rimasta a metà strada tra il vintage hifi del vinile e la realtà dell’Mp3.
Tutto ciò ha via via predisposto quella che è stata una grave crisi dei conti in banca degli artisti, problema fra l’altro che riguarda anche la sfera del cinema e del video in generale (a partire dall’entrata in circolazione delle cassette vhs), con gli attuali dvd e file divx scaricati in modo abusivo. Oggi perciò la prassi in voga della maggioranza dei cantanti per rimediare al calo dei guadagni è soprattutto quella di puntare sull’organizzazione di concerti e di massacranti tourné in giro per il mondo.
E’ possibile affermare che discografia e cinematografia questa sciagura se la siano andata a cercare? In parte, a nostro avviso, sì. Nonostante in tanti anni il problema dei prezzi troppo alti di musicassette, dischi, vhs, dvd ecc. sia stato più volte sollevato dai consumatori, il mercato e le case produttrici hanno continuato a fare – nel vero senso della parola – orecchie da mercante. Seppure coscienti di infrangere la legge, quindi, gli appassionati hanno fatto sin troppo largo uso delle tecnologie a propria disposizione.
La musicassetta era costituita da un semplice nastro magnetico in un guscio di plastica: il nastro poteva essere registrato su entrambi i lati (da qui i due ‘lati’ delle cassette), ognuno dei quali disponeva di due tracce stereo. Le musicassette erano disponibili in un’ampia varietà di formati, identificati da sigle e differenti per via della lunghezza, misurata in minuti: tra i formati più diffusi erano il C60 (30 minuti per lato) ed i più capienti C70, C74, C90 e C120. Buon compleanno.
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