Il Sen. Enrico Musso, Vice Segretario Nazionale del Partito Liberale Italiano e candidato sindaco di Genova con la propria lista civica, ha presentato in Senato il disegno di legge sull’istituzione del reddito minimo garantito “di cittadinanza”.
«Questo istituto – dice Musso – non solo vige attualmente in pressoché tutti i Paesi europei, esclusa la Grecia, ma nei Paesi di più consolidata democrazia è considerato una vera e propria conquista del welfare, immancabilmente legata alla riqualificazione del lavoratore perché capace di assicurargli la soglia minima vitale nel presente e di tornare a essere competitivo nel mercato del lavoro nel futuro. Indirettamente, incide positivamente sulla flessibilità del mercato del lavoro e può utilmente essere ripreso nell’imminente riforma annunciata dal Governo».
Nel dettaglio: ogni cittadino italiano residente sul territorio, che abbia compiuto i 18 anni, senza altri redditi, potrà ricevere un reddito mensile minimo garantito, al netto delle imposte, pari a 700 euro se vive da solo, o, se convive, pari alla differenza fra 1.300 euro e il reddito del convivente, o alla differenza fra 1.500 euro e il reddito di due conviventi. Secondo quanto previsto da Musso nel suo disegno di legge, perde il diritto al reddito di cittadinanza chi abbia rifiutato per tre volte un qualsiasi lavoro o chi per tre volte si sia dimesso o sia stato licenziato, prima di aver lavorato almeno ogni volta per 1.400 ore; inoltre, nessun reddito è garantito a chi abbia un patrimonio finanziario, aziendale o immobiliare superiore ai 20 mila euro.
«L’obiettivo della legge – spiega Musso – è garantire che la politica economica sia orientata, da un lato, al contrasto della povertà ed esclusione sociale e, dall’altro, al miglioramento delle condizioni economiche, sociali, culturali e di vita del nostro Paese, col predisporre, in particolare, a favore dei cittadini italiani un reddito sufficiente per una vita decorosa. La riforma del lavoro non può prescindere da una seria pianificazione del welfare, oggi quasi inesistente in Italia, che consenta un’equa applicazione della flessibilità nel lavoro, di cui non debbano fare le spese i cittadini e le loro famiglie».
Hanno già sottoscritto il disegno di legge i senatori Teresa Armato (Pd), Giuseppe Astore (Gruppo Misto), Maurizio Fistarol (Udc), Elio Lannutti (Idv), Vincenzo Oliva (Autonomie), Massimo Palmizio (Pdl), Luciana Sbarbati (Movimento Repubblicani Europei), Helga Thaler (SVP).
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