Ben vengano le liberalizzazioni. Il Governo ha finalmente dato il via a un percorso atteso da un paio di decenni, anche se adesso dovrà dimostrare di saper affrontare gli scioperi più o meno selvaggi e le resistenze di lobby e interessi corporativi. Tuttavia, il decreto ‘cresci-Italia’ non interviene su due monopoli, quello delle Poste Italiane nella notifica degli atti ufficiali e quello del Poligrafico dello Stato per la produzione e distribuzione delle marche da bollo, che limitano fortemente l’utilizzo della Rete a fini di business.

Le imprese italiane percepiscono il web come un costo, un servizio da pagare a parte e ciò ne comprime le potenzialità di sviluppo. Alcune situazioni sono addirittura paradossali. Basti pensare che gli italiani, pur essendo in linea con i parametri europei quanto a utilizzo di internet per ottenere informazioni sulla Pubblica Amministrazione, sono agli ultimi posti del ranking UE per numero di pratiche avviate e concluse online semplicemente perché questo non è possibile.

Gli enormi svantaggi legati all’arretratezza del nostro sistema informatico rendono urgenti innovazioni forti: infrastrutture, banda larga, snellimento burocratico e un adeguato apparato legislativo che consenta all’Italia di mettersi al passo con le principali nazioni europee. Considerazioni che, lo scorso 12 gennaio, hanno spinto l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) a chiedere “l’adozione di un’agenda digitale per l’Italia che sappia governare la modernizzazione del Paese instradandola sulle reti e i servizi di nuova generazione”.

Non si tratta di una battaglia filosofica. Non si chiede di essere high-tech a tutti i costi. Non si vuole inseguire la moda del momento. La questione è strettamente economica: nel nostro Paese il “PIL 2.0” vale l’1,9% del totale contro una media UE del 3,4%. Una volta messi in sicurezza i conti pubblici, l’attenzione è giustamente rivolta alla crescita. In questo senso, le potenzialità della Rete sono piuttosto significative. La dinamica del Prodotto interno lordo otterrebbe una forte propulsione se l’Italia riuscisse ad abbattere il digital divide (la disparità di fruizione e accesso alle nuove tecnologie telematiche ) che la affligge sia all’interno del territorio nazionale sia nel confronto con i principali paesi europei.

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