C’è una generale perdita di “efficacia, persuasività e inclusività del sistema politico” che riguarda “le istituzioni rappresentative, i processi elettorali e i partiti. Le riforme istituzionali sono in ritardo e devono essere affrontate e messe in calendario”. E’ forse la prima volta, dall’insediamento del Governo Monti, che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sceglie di spronare il nuovo Esecutivo – e naturalmente, se non ancor più, il Parlamento – ad accelerare su quegli interventi indispensabili a far sì che l’Italia cominci la risalita dal baratro in cui è sprofondata in anni di amministrazione inadeguata e inconcludente. Ora che al timone del Paese c’è un Esecutivo composto di persone serie, tecnici o professori che dir si voglia, con le carte in regola per prendere decisioni rapide e soprattutto adeguate, l’Inquilino del Quirinale si aspetta che non venga perso neppure un giorno per avviare la fase, appunto, delle riforme.
“Sul fronte degli assetti istituzionali – ha spiegato il Capo dello Stato nei giorni scorsi – c’è stato molto conservatorismo”. Diverse questioni accumulatesi nel tempo “vengono affrontate adesso con molto ritardo e, più c’è ritardo, più le questioni si sono aggrovigliate” e si aggrovigliano ancor più. “Parlo dell’architettura istituzionale dei piani alti e anche meno alti. Siamo ancora alle prese con una riforma del Parlamento del cosiddetto bicameralismo perfetto – ha aggiunto Napolitano – E non sarà facile venirne fuori nemmeno in questo momento nonostante gli appelli e le sollecitazioni. Queste questioni devono essere messe in calendario”.
Al primo posto il Capo dello Stato trova opportuno collocare la riforma delle Province. “Avremmo fatto bene a scegliere una strada da percorrere niente di meno che quarantadue anni fa – ha detto Napolitano – quando vennero per la prima volta eletti i consigli regionali. Probabilmente quello era il momento in cui si creava una dimensione per rivedere altre catene istituzionali. Bisogna mettere bene a fuoco il nodo delle Province già accennato dal Governo Monti e risolvere con razionalità e con una visione d’insieme”.
Napolitano ha poi affrontato – e in un certo senso ribadito – il tema dell’allontanamento progressivo dei cittadini dalla vita politica del Paese e non solo in Italia. “C’è una generale perdita di efficacia e persuasività del sistema politico” che riguarda “le istituzioni rappresentative, i processi elettorali e i partiti. In molti Paesi dell’Europa unita – ha aggiunto il Presidente – c’è stato un disincanto e un distacco dalla politica, una dubbiosa partecipazione ai processi elettorali, un indebolimento e una crisi”. Una situazione dovuta anche all’“incerta sostenibilità delle politiche pubbliche che per lungo tempo hanno garantito un certo benessere”. Anche perché “negli ultimi tempi, nel quadro del distacco della politica dalla cultura”, si è passati “all’indifferenza verso la cultura”, una “tendenza esiziale” che “ci si dovrebbe impegnare a superare”.
In questo senso Napolitano sente di doversi rivolgere soprattutto alle generazioni future. “Tra rifiutare i partiti ed estraniarsi con disgusto dalla politica il passo non è lungo e fatale”, perché “conduce alla fine della democrazia e quindi della libertà. Non c’è partecipazione individuale, collettiva ed efficace nelle sedi istituzionali senza il tramite dei partiti – sottolinea il Capo dello Stato, che invita ad “avere una visione non demoniaca ma razionale e realistica” di essi. “I partiti possono conoscere periodi d’involuzione e decadenza, perdendo il senso del limite, ma la sola strada che resta aperta è quella del loro auto-rinnovarsi. Anche i canali da tempo consolidati come quelli associativi non sono mai apparsi sostitutivi dei partiti”.
Intanto, per domani (8 febbraio), il Presidente ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa, al Palazzo del Quirinale. L’ordine del giorno prevede la trattazione dei seguenti temi: esame degli scenari internazionali, loro prevedibili linee evolutive – con riferimento, in particolare, agli sviluppi post-conflitto della crisi libica e al processo di transizione in Afghanistan – e punto di situazione sulla partecipazione delle Forze Armate alle operazioni, sulla riqualificazione dell’impegno italiano e sulle potenziali nuove missioni; obiettivi e programmi della Difesa per la finalizzazione dello strumento militare agli specifici compiti da assolvere, la riorganizzazione delle Forze Armate, l’integrazione interforze, la razionalizzazione dei reclutamenti e degli investimenti e il deflusso del personale militare e civile in eccesso; iniziative di cooperazione bi/plurilaterale per l’integrazione multinazionale in ambito della Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), anche in relazione alle possibilità offerte dalla cooperazione strutturata permanente.
Infine, in occasione dei sessant’anni di trono della Regina d’Inghilterra Elisabetta II, Napolitano ha inviato i propri auguri alla sovrana: “Nel corso del Regno di Vostra Maestà, la nazione britannica ha raggiunto straordinari traguardi di progresso civile e sociale, contribuendo attivamente al rafforzamento della comunità internazionale, alla solidarietà atlantica e alla costruzione europea. Nello spirito della salda amicizia tra i nostri popoli, testimoniata anche dai nostri graditi incontri – ha concluso Napolitano – formulo a Vostra Maestà sinceri voti per la felice prosecuzione del proprio Regno e per la prosperità della Famiglia Reale e di tutto il popolo britannico”.
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