Berlino – Festival Internazionale del Cinema. Siamo in Germania, ma la prima cosa che scoppia è la Rivoluzione francese. E i riflettori illuminano la regina di Francia, Maria Antonietta, protagonista di un mondo al femminile assurdo e separato – esperienze saffiche comprese – da tutto ciò che intorno accade. Parliamo del filo conduttore di Les Adieux a’ la reine del regista Benoi’t Jacquots, film storico/drammatico in costume, che ha aperto la 62esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino (oggi quinta giornata) che si concluderà domenica prossima (19 febbraio) e che a molti osservatori pare la più composita di sempre. Interprete della vita della consorte di Luigi XVI – seppure non è corretto parlare di una pellicola biografica – è la tedesca Diane Kruger. Un resoconto pomposo e preciso degli ultimi giorni della regina a Versailles, adattato da Farewell, My Queen (Addio, mia Regina), il premiato, omonimo romanzo della scrittrice francese Chantal Thomas.
L’Italia è in concorso con un solo film, Cesare deve morire (nato sulla scia di alcuni lavori teatrali e che giungerà nelle sale italiane dai primi di marzo) dei fratelli Taviani, girato all’interno del carcere romano di Rebibbia con gli stessi detenuti. Libero adattamento della tragedia di Shakespeare, realizzato col susseguirsi di scene a colori e in bianco e nero, prova a far rivivere allo spettatore il dramma della carcerazione. Sabato scorso l’opera ha ottenuto un grande successo da parte della critica straniera e chissà che non possa riservare qualcosa di ‘prezioso’ alla nostra avventura tedesca. “Quando siamo giovani, trattiamo Shakespeare come un mito – ha detto Paolo Taviani, ottantadue anni, il fratello maggiore, durante la conferenza stampa di ieri – Poi nel periodo della maturità, capiamo che è un genio irraggiungibile che ci siamo permessi di maltrattare”, ha aggiunto il regista. Nella sezione ‘Panorama’ anche due film che affrontano il tema del G8 di Genova: Diaz. Non pulite quel sangue di Daniele Vicari con Elio Germano e Claudio Santamaria (attori garanzia per il nostro Paese) e il documentario The Summit di Franco Fracassi e Massimo Lauria. E per finire altre due pellicole: Camminando verso di Roberto Cuzzillo, tentativo di mostrare ciò che la guerra nell’ex Jugoslavia ha lasciato in eredità alle vittime e agli stessi carnefici; Pokot Ash Yoghurt, documentario di Francesco Amato e Stefano Scarafia che illustra com’è prodotto il particolare yoghurt dei Pokot con la cenere nei villaggi di Tartar e Soibee, in Kenya.
Tante sorprese alla Berlinale 2012 e un tabellone ‘da paura’: ben quattrocento film: una cosa mai vista che sta un po’ gettando nel panico i giurati (il fotografo/regista Anton Corbijn, l’iraniano Asghar Farhadi, gli attori Charlotte Gainsbourg e Jake Gyllenhaal, il regista François Ozon, lo scrittore Boualem Sansal e l’attrice/cantante tedesca Barbara Sukowa, presieduti dal cineasta britannico Mike Leigh), anche perché il livello dei film in concorso sembra già essere piuttosto alto. Il pathos riguarderà anche, se non soprattutto, attori, registi e così via, a caccia del prestigioso Orso d’Oro. In lizza (sezione ‘Berlinale Special’) c’è Angelina Jolie (molto impegnata in attività umanitarie come ambasciatrice di ‘Buona Volontà’ delle Nazioni Unite) con un film – che ha chiarito non essere un documentario – che la vede per la prima volta in veste di regista. La premio Oscar (nel 1999, a soli ventiquattro anni, come non protagonista in Ragazze interrotte, mentre il 26 febbraio sarà co-presentatrice della serata degli Oscar) è a Berlino con la pellicola intitolata Nella terra del sangue e del miele che racconta il terribile conflitto balcanico di cui troppo poco si parla. Nella stessa sezione, sempre con la guerra come sfondo, anche Duello a Berlino di Michael Powell e Emeric Pressburger; poi Don-The King Is Back sulla mafia asiatica e Desperado City, storia di tre fuorilegge solitari che girovagano nelle strade di Amburgo. C’è interesse anche intorno a Captive, con la diva francese Isabelle Huppert e Wang Quan’an, che narra la vicenda del gruppo estremista islamico ‘Abu Sayyaf’, per la regia del filippino Brillante Mendoza. A far tremare la concorrenza è senz’altro Molto forte, incredibilmente vicino, il film di Stephen Daldry che rivede la tragedia dell’11 Settembre 2001 dalla prospettiva di un bambino che perde il papà nel crollo delle Torri Gemelle. Riduzione cinematografica del libro scritto da Jonathan Safran Foer, la pellicola vede in campo – e con ruoli di rilievo – gente tipo Tom Hanks, Sandra Bullok e Max Von Sydow. E ancora: Jayne Mansfield’s Car, del regista e grande attore Billy Bob Thornton, ennesima pellicola che tira in ballo la guerra in Vietnam. C’è anche l’opera di Christian Petzold dal titolo Barbara. Barbara è la protagonista della storia ambientata nella Germania dell’Est durante l’estate del 1978 ed è un medico trasferito in un piccolo ospedale di un paesino sperduto, per scontare provvedimenti disciplinari. E ancora Dictado di Antonio Chavarrias: un amico d’infanzia di Daniel, la notte dopo averlo incontrato e avergli fatto capire di essere ossessionato dalla figlia, si uccide.
Fuori concorso è giunta l’inimitabile Meryl Streep, in Germania anche per ricevere il premio alla carriera (consegna prevista per domani, 14 febbraio). L’interprete di film del calibro de Il cacciatore, Kramer contro Kramer, La mia Africa, The Hours (e ne abbiamo omesso più di uno di altissimo livello), porta la sua ultima ‘fatica’ dal tiolo The Iron Lady (già nelle sale italiane), per il quale è candidata agli Oscar vista la perfetta prova nei panni dell’ex primo ministro inglese, Margharet Thatcher, la ‘Lady di ferro’, appunto. Sempre non in gara anche la pellicola britannica Bel Ami, riadattamento del classico di Guy de Maupassant, con il vampiro-star di Twilight, Robert Pattinson: un giovane giornalista alla perpetua ricerca della scalata sociale. Ha bellezza fisica e particolare fascino e non esiterà a usare queste sue doti per finire in intimità con donne sposate, di rango e importanza sociale via via più elevato. Nel cast anche Uma Thurman, Kristin Scott Thomas e Christina Ricci, tanto per non farsi mancare nulla.
Infine va rilevato che quest’anno sembrano riscuotere notevole e, probabilmente, imprevisto successo le cosiddette pellicole collaborative, quelle che prendono vita grazie alla partecipazione di molte persone che hanno come unico obiettivo quello di ottenere un risultato il più possibile sorprendente. Un fenomeno che si è manifestato in altre importanti occasioni del mondo in celluloide. In Germania, a confermare la tendenza tocca alla primissima visione di Iron Sky (che fa tornare in mente il tarantiniano Bastardi senza gloria), film di guerra tra commedia e fantascientifico, la cui trama prevede che il regime nazista, dopo essere riuscito a realizzare delle astronavi, colonizza la luna. E’ un’opera nata dal basso nel 2006 con un progetto pubblicato sul web. La dimostrazione, in sostanza, che le case cinematografiche ‘cannibali’ – le famose major – non sono l’unica via percorribile verso il successo.
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