Milano è ancora una volta il crocevia dell’Italia. Dopo aver dato i natali alla Democrazia Cristiana, che nacque a casa di un importante imprenditore del settore tessile, Enrico Falck; dopo aver dato origine al PSI; dopo aver costituito il teatro di Mani Pulite prima, della nascita di Forza Italia e del predellino poi, oggi è al centro dell’attenzione per le elezioni amministrative, dove si scontrano Giuliano Pisapia e Letizia Moratti. E anche oggi, come in passato, è un laboratorio culturale e politico che ha sempre coinvolto l’intera nazione. Milano si trasforma così nel desolante palcoscenico della politica bipolare, nel quale Manfredi Palmieri, candidato del Nuovo Polo sostenuto dal PLI, è pronto ad essere l’ago della bilancia al ballottaggio.
L’ultimo colpo di scena arriva a quattro giorni dal voto, durante il faccia a faccia organizzato da Sky, nel quale la Moratti scaglia a Pisapia l’infamia di aver beneficiato, trent’anni fa, dell’amnistia in appello per una condanna per il furto di un auto utilizzata in un pestaggio; in realtà il candidato sindaco di SEL fu riconosciuto colpevole in primo grado, ma assolto nel secondo per non aver commesso il fatto. Un brutto scivolone. Che nell’intento della Moratti doveva sottrarre a Pisapia quell’elettorato borghese probabilmente rimasto disgustato per la notizia appresa in diretta. Dall’altra parte un candidato, Pisapia, ora espressione della sinistra vendoliana, che in passato si è mostrato vicino agli ambienti della sinistra più radicale; a definire il quadro si aggiunge anche il coordinatore provinciale del suo partito, leader storico del centro sociale Leoncavallo.
Insomma, sembra proprio che la maschera del moderato Pisapia non regga e che qualche calunnia, ben assestata, sia servita a tirare l’ultima stoccata prima del voto.

Dimenticate, mi sembra, di approfondire la storia del candidato Pisapia e di dire, ad esempio, che è un uomo di sinistra di sicure convinzioni garantiste e che lo è non da oggi. Ma anche a voi basta bollarlo come uomo che in passato è stato vicino alla sinistra più radicale (quale, non conta: di notte tutti i gatti sono bigi), magari non proprio un “terrorista” come ha detto la signora Santanché in televisione (ma il senso resta quello). Pensare che vi chiamate Rivoluzione liberale! Forse anche Piero Gobetti che aveva difeso ed esaltato “il sovversivo Matteotti” oggi vi sembrerebbe uomo di pericolose frequentazioni.
Caro Attilio, le etichette non appartengono alla cultura liberale. Pertanto nell’articolo, l’attacco calunnioso della Moratti, viene definito come un “brutto scivolone” in ragione del dovuto rispetto umano e politico che a Pisapia si deve. Il senso dell’articolo cerca di toccare le ragioni che hanno portato la Moratti ad accusare Pisapia. Nessuna discriminazione quindi ma solo l’attenzione ad un teatrino di “maschere” messo in piedi scorrettamente per pure finalità propagandistiche. Le parole, come ben sai, hanno diversi significati e ad ognuno viene lasciata la facoltà di gustarne le sfumature. Ti ringranzio per l’appunto, in quanto ci ha dato modo di chiarire la linea del rispetto e della tolleranza propria del fare liberale di ispirazione volterriana.