A poche ore dal 17 marzo 2011, che sarà a tutti gli effetti, come stabilito per decreto dal Consiglio dei ministri, festa nazionale per celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, è opportuno riflettere ed auto-interrogarci sulla nostra identità italiana. Quante e quali sono però le Italie che costituiscono l’identità composita e articolata del Bel Paese? E quanti e quali sono i fenomeni stratificatisi durante la sua storia ultramillenaria che hanno fatto sì che l’Italia fosse per anni e anni un corpo senza identità fissa e in costante movimento?
Dall’impero romano fino ai nostri giorni la penisola italiana, dal punto di vista territoriale, è rimasta la medesima, seppur con denominazioni e modi di governare differenti. Politicamente, l’Italia comunale ha di certo poco in comune con l’Italia rinascimentale, come anche l’Italia napoleonica con l’Italia risorgimentale, ma le terre sono rimaste sempre le stesse. Ciò che è cambiato e l’ha cambiata nel corso della sua storia è invece la molteplicità di tradizioni, costumi, identità locali e inflessioni dialettali, che già nei primi anni del 1300 avevano spinto Dante Alighieri alla stesura del “De vulgari eloquentia”, trattato in latino nel quale affrontava il problema della lingua letteraria unitaria, attraverso un’accurata inchiesta linguistica sulla varietà dei volgari italiani. Proprio questo intreccio fecondo tra pluralità di esperienze e tensione unitaria, che da sempre caratterizza la nostra tradizione culturale, viene però oggi fortemente messo in discussione a livello sociale, comunicativo ed educativo, in un’Italia fratturata e divisa da idee secessioniste, che sta perdendo sempre più il valore di identità nazionale.
In un periodo instabile e complesso come quello che stiamo vivendo ora, ricco di cambiamenti e rivoluzioni per la civiltà europea e mondiale, è fondamentale per l’Italia salvaguardare la propria identità e il suo fattore portante: la forza della lingua italiana, che ha permesso la crescita del sentimento e dell’idea di Italia, portando alla nascita di una coscienza nazionale. Noi italiani allora, con il puntuale sostegno delle istituzioni, dovremo saperci misurare con i nuovi scenari che si apriranno per la nostra lingua, facendo fronte a fenomeni come internet e alle recenti spinte per il riconoscimento formale di alcuni dialetti che minacciano la sua unità, pur consapevoli che le eterogeneità culturali e gli intrecci linguistici sono la ricchezza del nostro patrimonio nazionale.
