
Ettorino, con il suo bel vestitino blu fatto dal sarto, Federico o’ricchione, non si capacitava. Certo, lui era riuscito a diventare capo della Commissione Arraffa e Spergiura, presidente onorario dell’Ufficio Superiore Complicazione Affari Semplici. Ma ormai erano cariche sterili che servivano solo ad aumentare il saldo dei suoi conti correnti. E poi, che gente poco perbene! Tutto quel rigore, tutto quel lavoro. Ma non lo sanno costoro che la politica è promesse che non si possono mantenere e affermazioni di aria fritta? Come era bravo lui a parlare per un’ora senza contenuti!
Ecco, si sentiva come il Principe di Salina: noi fummo le iene e i parassiti delle iene, dopo di noi il nulla. E ti credo, si erano mangiati tutto.
Un giorno Ettorino fu intervistato da quei farabutti, quelle persone che fanno la tivvù solo per insultare! Gli avevano chiesto la data del congresso di Vienna! Mai domanda più sibillina! Intanto il povero Ettorino non sapeva cosa fosse Vienna, lui conosceva bene solo la Viennetta. E poi ‘sto congresso ma che roba era? Sicuro roba di sinistra. Se l’era cavata prendendo a caciocavalli sulla testa l’intervistatrice.
Ecco, casi umani così ce ne sono a decine. Ve ne ho raccontato uno perché pensavo di chiedere al WWF di etichettarli come specie protetta, sperando siano in via d’estinzione. Son troppo ottimista? Sarà la primavera!”
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