Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale, ha presentato lo scorso lunedì 27 febbraio a Pechino il rapporto sulle prospettive dello sviluppo economico cinese “China 2030: Building a Modern, Harmonious, and Creative High-Income Society”. La crescita cinese rischia di rallentare vistosamente “se lo Stato non riformerà in modo profondo il settore pubblico”, questo il leitmotiv dello studio preparato da un gruppo di lavoro della Banca Mondiale e dal Centro di Ricerca per lo sviluppo del Consiglio di Stato cinese.
La relazione illustra raccomandazioni e passi fondamentali per dissipare i rischi cui la Cina si troverà a far fronte nei prossimi vent’anni. Per raggiungere l’obiettivo di aumentare il reddito pro-capite nel Paese in quest’arco temporale, si suggerisce che il Celeste Impero completi la sua transizione verso un’economia di mercato attraverso la trasformazione e privatizzazione delle aziende statali, la riforma del lavoro e del settore finanziario, il rafforzamento di quello privato e la conseguente riduzione del peso delle imprese statali, nonché l’apertura del mercato interno verso una maggiore concorrenza.
Le 448 pagine del rapporto sanciscono, di fatto, l’insostenibilità del comunismo di mercato cinese in cui ogni comparto strategico è sotto il saldo controllo dallo Stato: il soffocamento del libero mercato potrebbe trasformarsi in un taglio drastico del tasso di crescita e innescare una grave crisi del settore bancario. L’espansione dell’economia cinese negli ultimi trent’anni ha galoppato al ritmo del 10% annuo ma secondo gli esperti della Banca Mondiale questo trend è destinato a rallentare con ripercussioni profonde per la Cina e per il mondo intero: “La crescita cinese rischia di decelerare rapidamente e senza neppure riuscire a emettere un grido”.
Le raccomandazioni della World Bank giungono in un momento propizio. A Pechino è tempo di turnover e la nuova leadership, la quinta generazione di comunisti destinata a governare la Cina nel prossimo decennio, si prepara a prendere il timone di comando. E’ il momento giusto per suggerire la rotta di una rivoluzione liberale primordiale ma resta da vedere cosa farà il nuovo Governo del Dragone nelle acque mai calme della Storia.
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