In pochi mesi, il Governo Monti è riuscito a fare all’interno e in Europa cose che nessun governo era riuscito a fare in vari decenni, ponendo mano a una revisione in profondità di problemi di cui molti indicavano a analizzavano l’esistenza, ma che poi pareva vi fosse una specie di sorte maligna che impediva di affrontarli sul serio.  Lo ha fatto, e lo sta facendo, ad ampio raggio anche se con una buona dose di autocontrollo e di realismo (che da alcune parti si censurano, perché si vorrebbe di più e più presto), conscio dei limiti che le complesse circostanze politiche impongono a chi non gode di una maggioranza propria e ferrea, ma deve realizzare gli interessi fondamentali del Paese senza spingere all’opposizione nessuna delle forze che lo sostengono, né inasprire il clima sociale fino a punti che sarebbero insostenibili. Non dimentichiamoci i vecchi adagi secondo  cui “la politica è l’arte di rendere il necessario possibile” e “il meglio è – qualche volta – nemico del bene”. Ciò non vuol dire che il Governo non debba andare avanti con tutta la decisione possibile, per sfruttare una fase unica e forse irripetibile della nostra Storia.

Tutto fa pensare che Mario Monti  abbia volontà, capacità, integrità politica e morale, per andare avanti, consolidando ed espandendo la sua azione poco a poco ad altri temi e obiettivi che il Segretario del PLI, on. de Luca, ha più volte puntualmente indicati su queste colonne, ai quali aggiungerei (scusatemi, è un ritornello che continuo a ripetere dalla formazione del Governo Monti) l’esigenza, non solo di rendere la PA più efficiente, ma assai più snella e meno costosa  (le due cose sono, del resto, complementari, e basta rileggersi le note “Leggi di Parkinson” per comprenderlo ). E’  ovvio che si tratta di un tema di grande asperità. Andreotti soleva dire che ci sono al manicomio due tipi di pazzi: quelli che si credono Napoleone e quelli che vogliono riformare la Pubblica Amministrazione italiana. Con tutto il rispetto per l’anziano leader, col quale ho avuto la fortuna di lavorare in varie occasioni, ammirandone sempre la sottigliezza e la lucidità, è questo tipo di atteggiamento rassegnato e al fondo cinico, che ha impedito finora di fare quello che è necessario: tagliare la PA ai vari livelli centrali e locali, rivedendone e modernizzandone a fondo le procedure (le proposte non mancano, da quelle di Franco Bassanini a quelle più recenti). SI tratta però di affrontare e vincere la terribile, gelatinosa forza d’inerzia  di una corporazione che, per peso elettorale e soprattutto disponibilità del potere effettivo di gestione della cosa pubblica, è stata fin qui in grado di frustrare anche i più timidi tentativi. Ma se non dovesse riuscirci, o almeno provarci, un governo che non ha preoccupazioni elettorali, e ha nel suo seno gente che la PA la conosce da capo a fondo, allora veramente non ci sarebbe che rassegnarsi.

Sul piano europeo, a nessuno sfugge il ruolo che il Presidente del Consiglio, in forza della sua autorità professionale e morale, è riuscito a svolgere. Può essere tentante strapparsi le vesti su un’Europa ancora disunita, ma le decisioni fin qui emerse, dal Patto di Bilancio al salvataggio, perlomeno temporaneo, della Grecia, alla immissione di liquidità da parte della BCE decisa da Mario Draghi, certo non senza consultazione con Roma, sono fatti di grande importanza. Può darsi che non bastino (le crisi sono sempre dietro l’angolo e, in un mercato globale, tutto finisce con il dipendere sempre da tutto il resto, e basterebbero le gravi incognite del problema  iraniano e delle forniture e prezzo del petrolio, a consigliare estrema prudenza) ma sarebbe stato assai peggio se nulla fosse stato fatto. Per quel che ci riguarda, va detto che in ognuna di queste mosse il Governo Monti ha svolto un ruolo che, da vecchio operatore europeo, non avevo mai visto svolgere all’Italia.

Tutto bene, dunque? No davvero, ma almeno permettiamoci di guardare al futuro con un filo in píù di ottimismo.

Per ragioni di equità, va riconosciuto che quanto il Governo ha potuto fare sinora, al di la della capacità personale di Monti e dei suoi Ministri, dipende anche dal clima di relativa – ed inedita – armonia instauratosi tra le maggiori forze politiche presenti in Parlamento e che ha sostituito il clima di rissa permanente degli anni berlusconiani, che ha bloccato ogni tentativo di accordi di buon senso. Comprendiamo che si tratta di una semplice tregua, ma anche una tregua è di per sé un valore assoluto e fa bene al Paese, dandogli il respiro e la serenità necessaria a cercare di uscire dalla palude. Pensare di interrompere questa tregua prima del termine naturale delle Legislatura, inseguendo non si sa bene quale chimerica alternativa, mi sembrerebbe francamente irresponsabile.

E che fuori del coro stiano la Lega, Di Pietro e l’ineffabile  Vendola, sinceramente, mi sembra più un complimento al Governo di Mario Monti che un suo fattore di debolezza.

© Rivoluzione Liberale

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