Gli apprezzamenti nei confronti del suo lavoro non finiscono mai. Negli ultimi mesi sono giunti copiosi. Prima, in particolare, per come ha contribuito a risolvere la situazione di stallo dell’Italia offrendo la propria esperienza di politico ‘navigato’ nel favorire il cambio di Governo. Più di recente per il suo lavoro in generale, per come riesce a intervenire nelle emergenze del Paese, senza mai travalicare le prerogative che gli sono accordate dalla Costituzione. Le ultime parole di stima nei confronti del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, giungono da parte dell’uomo più potente della Terra, vale a dire il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama. La circostanza è stata riferita dal Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, che domenica scorsa ha incontrato Obama a margine della convention della lobby filo-israeliana “American Israel Public Affairs Committee” (Aipac). La terza carica dello Stato ha riferito che il numero uno degli Usa “ha confermato di nutrire un sentimento di grande considerazione per l’Italia e mi ha pregato di portare i suoi personali e speciali saluti al nostro Presidente della Repubblica che ha definito testualmente un great man, cioè un grande uomo”. Dal presidente americano Obama c’è stata “la conferma – ha aggiunto Fini – che siamo in un momento in cui l’Italia è percepita da Washington come un importante interlocutore, non soltanto per quel che riguarda le vicende europee, ma anche in un contesto più generale e per la delicatissima situazione medio-orientale”.
Sono tante, quindi, le ragioni per cui oggi (a poco più d’un anno dalla scadenza naturale del suo mandato, prevista per il 15 maggio 2013) si fa largo a Roma l’idea – che circola da qualche settimana – di un secondo mandato del presidente della Repubblica (l’XI dal 1948), un evento costituzionale mai verificatosi prima, preso in seria considerazione per consentire al governo tecnico di Mario Monti il totale risanamento dell’Italia, cominciato poco più di cento giorni fa. La voce è stata ripresa dal settimanale l’Espresso in edicola da sabato scorso, in un articolo intitolato “Voglia di Quirinale”. Il sommario recita: “Monti resta premier e i big si sfidano per il Colle: è la tentazione dei partiti. Ma c’è un’ipotesi a sorpresa: prorogare Napolitano”. Il settimanale diretto da Bruno Manfellotto dedica una lunga analisi alle varie ipotesi di cui si parla negli ambienti politici. Tra cui lo scenario della Grande Coalizione che vedrebbe d’accordo i partiti che appoggiano l’attuale maggioranza (PD, PDL e Terzo Polo), allo scopo di schiacciare i piccoli partiti con sbarramenti molto alti, tra cui il Movimento 5 Stelle, Sel e nuove formazioni. Nonché altre varianti che vedrebbero al Quirinale il leader dell’UDC Pier Ferdinando Casini, oppure lo stesso Monti (nel caso l’attuale premier non fosse più Presidente del Consiglio dopo le elezioni del 2013 potrebbe eventualmente tornare in Europa e prendere il posto di Herman Van Rompuy, quando nel 2014 scadrà la carica di Presidente del Consiglio Europeo).
A conferma dell’‘attivismo’ dell’Inquilino del Quirinale sulle questioni più importanti e urgenti italiane, c’è stato la scorsa settimana l’intervento riguardo all’emergenza concernente le proteste del movimento ‘No Tav’, che pare intenzionato ad alzare il livello della sfida e di farla pesantemente dilagare ben oltre il Nord Ovest del Piemonte. L’emergenza è stata seriamente presa in considerazione anche dal Colle da dove Napolitano, dopo aver visto le immagini degli ultimi scontri, ha voluto capire la situazione più di quanto possa ricavare dai dossier che gli sono stati trasmessi da ministeri e prefetture. Nei giorni scorsi il Capo dello Stato ha interrogato qualsiasi interlocutore che fosse in grado di aiutarlo a mettere insieme lo scenario complessivo. E ha chiesto, in modo riservato, interventi urgenti al Governo in modo che lo Stato dimostri di essere anche in Val di Susa. Nonostante ciò, Napolitano ha scelto di evitare l’incontro richiesto dai sindaci ‘no Tav’ che avrebbero voluto incontrarlo a Torino, dove il Presidente è oggi per un convegno sui 150 anni dell’Unità (organizzato dal Csm, Consiglio Superiore della Magistratura). Una decisione, quella di Napolitano, scaturita da un consulto con il Premier Mario Monti, con il Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, con il sindaco torinese Piero Fassino e col presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. Quella scelta dalle istituzioni, insomma, è la linea della fermezza, evidentemente ‘sposata’ anche dal Presidente della Repubblica. Il quale, tuttavia, resta molto preoccupato per gli incidenti avvenuti la scorsa settimana e quindi ha deciso di non dare l’idea di voler chiudere la porta all’ascolto delle ragioni della protesta.
In occasione dell’improvvisa morte del grande cantautore italiano Lucio Dalla, Napolitano ha espresso, in un messaggio, la sua partecipazione al dolore della famiglia e al cordoglio del mondo dello spettacolo per l’improvvisa scomparsa di un personaggio “autore e voce forte e originale, che ha contribuito a rinnovare e a promuovere la canzone italiana nel mondo. E’ stato un artista amato da tanti italiani di diverse generazioni. E a me personalmente è caro il ricordo dei nostri incontri e dell’ultimo, a Bologna, per un’iniziativa di beneficenza. In ogni occasione – ha concluso il Presidente – ho ritrovato la schiettezza e la delicatezza del suo tratto umano”.
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Non vi é dubbio che Giorgio Napolitano sarebbe un successore ideale di sé stesso e noi da queste colonne non abbiamo fatto che metterne in rilievo la correttezza, il senso delle istituzioni, la tempestiva abilità politica. Il problema è che il Presidente è nato nel 1925, e se fosse rieletto, terminerebbe il secondo mandato a 95 anni, che sono davvero troppi. E non so se é giusto chiedergli un sacrificio del genere.