Cala il sipario sulle elezioni presidenziali in Russia. I risultati provvisori diffusi dalla Commissione elettorale centrale (per il dato definitivo bisognerà pazientare ancora qualche giorno) parlano di un Vladimir Putin ovvio trionfatore con il 63,6% di voti, seguito dal sempiterno nazionalcomunista Gennadij Andreevič Zjuganov con il 17,18% dei voti, risultato analogo a quanto fatto registrare nel 2008. Buona performance dell’indipendente oligarca Mihail Prohorov (7,98%). Segue un appannato Vladimir Žirinovskij al 6,22% (in calo di tre punti rispetto alla precedente tornata, ma sopra i livelli del 2000 e del 1996) e chiude l’asfittico Sergej Mironov, fermatosi al 3,85% dei voti.
Prima di qualsiasi analisi qualitativa sul voto, occorre rilevare come da un punto di vista quantitativo la vittoria di Putin fosse stata nettamente prevista dai principali istituti demoscopici russi e internazionali.
Il comunicato stampa 1416 diffuso il 4 marzo ad opera del prestigioso VCIOM, il più antico fra gli organismi che si occupano di sondaggi in Russia, dava Putin al 58,3%, seguito da Zjuganov al 17,7% e da Prohorov al 9,2%. Gli exit poll del Fond Obščestvennoe Mnenenie (Fondo Opinione Pubblica) davano lo “zar” al 59,3%, con Zjuganov e Prohorov immancabilmente sul podio. L’ONG Golos, accusata da molti di essere una sorta di ‘quinta colonna’ statunitense, tramite un sistema di raccolta dati basato su sms inviati all’uscita dei seggi, collocava Putin sopra al 53%, oltre la maggioranza assoluta.
Il Levada-centr, organismo indipendente di assoluto rilievo, ha diffuso dei dati il mese scorso, mostrando le intenzioni di voto di coloro i quali, nel campione intervistato, si erano dichiarati certi o ragionevolmente convinti di recarsi alle urne. Risultato, anche in questo caso, sorprendentemente vicino all’output reale: 60% Putin, 14% Zjuganov, 7% Žirinovskij, 5% Prohorov e Mironov. Nell’ultimo sondaggio pre-elettorale, il 2 marzo, la forbice di preferenze per Putin oscillava fra il 62% e il 66%.
Quindi, la prima credenza ‘facilonescamente’ alimentata da diverse fonti di informazione – brogli massicci in grado di convogliare e determinare un risultato elettorale altrimenti incerto – è smantellata dai sondaggi somministrati nel corso delle ultime settimane e dagli exit-poll effettuati il giorno del voto. Questi hanno unanimemente mostrato un sostanziale recupero dell’uomo forte della Federazione rispetto al parziale arretramento delle elezioni di dicembre, senza mai metterne in discussione una netta vittoria al primo turno.
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