Roma – “I chiarimenti forniti dall’amministrazione (Comunale, ndr) consentono di superare le problematiche sollevate con il precedente parere” giacché “non si rilevano profili d’illegittimità nella procedura (di affidamento, ndr) così come complessivamente condotta per la conclusione del contratto di sponsorizzazione”. Con queste parole l’Antitrust ha stabilito che la sponsorizzazione per il restauro del Colosseo è regolare. In sostanza si tratta di una piena assoluzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mibac). Ma la faccenda – da definire senza dubbio all’italiana – non si è comunque conclusa. Infatti il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) va avanti con la contestazione della legittimità del bando e vuole raccogliere ulteriori prove per avallare la sua tesi. Per questo il ricorso al Tar del Lazio – in un primo momento fissato per lo scorso 7 marzo – è stato rinviato ulteriormente al prossimo 9 maggio.
Come detto sul nostro giornale in un precedente articolo, quella del restyling dell’Anfiteatro Flavio – che dall’80 dopo Cristo è simbolo della Capitale – s’è trasformata in un’infinita querelle esplosa a Roma in seguito alla necessità di dare inizio, con massima rapidità, ai lavori di restauro. L’urgenza rimane estrema. Sempre più frequenti sono i distacchi di materiale e nessuno – tanto meno le autorità preposte – ha il diritto di lasciare frantumarsi uno dei monumenti più importanti del mondo. La decisione di ieri (8 marzo 2012) da parte dell’Antitrust, sembra andare nella direzione di un definitivo sblocco del progetto. Ma altro tempo prezioso sarà perso a causa del succitato ricorso del Codacons. E pensare che per la prima volta nel caso di una così importante impresa di tutela e valorizzazione di un bene culturale straordinario, potrebbero essere affiancati pubblico (Comune di Roma) e privato. In un delicato periodo, fra l’altro, in cui il nostro Paese non può che trarre vantaggio dal rilancio di fattori e motivazioni del proprio sviluppo.
Lo sponsor in questione è colui che può essere definito il ‘re’ delle calzature made in Italy. Parliamo del signor Diego Della Valle – o Mister Tod’s, per facilitarne la memorizzazione – il quale ha messo in ballo una ‘sciocchezza’ come 25 milioni di euro per rifare il look all’Amphitheatrum. Ma su tutto – fino a ieri – pendeva un’inchiesta della Procura di Roma che ipotizzava il reato di abuso di ufficio nell’accordo tra Comune e Mister Tod’s. Un’indagine che vedeva in campo la Corte dei Conti e, appunto, l’Antitrust che aveva rilevato “distorsioni sulla concorrenza”. Ecco perché il responso è un’ottima notizia. Infatti Della Valle si era detto disposto ad aspettare con la preghiera, però, alle autorità competenti “di fare presto e bene. Non vogliamo attendere molto perché non desideriamo che la situazione sia male interpretata”, cioè come un mero “scambio commerciale. Basta leggere le carte – concludeva Della Valle – per capire che non è così”. E adesso pare proprio che l’industriale marchigiano avesse ragione. Anche se sarà costretto ad attende ancora un mese.
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