Potremmo parlare di Enel, recessione, riforma del lavoro, partenariati strategici con i Pesi del Mediterraneo e TAV, ma questa settimana vorremmo soffermarci su due storie che pesano sul nostro Paese e sulla nostra immagine: Kerala e Sokoto.
Il Ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha messo in guardia contro le polemiche, le notizie false, e la copertura mediatica di casi delicati come il tragico tentativo di liberare gli ostaggi in Nigeria e la detenzione in India di nostri due marò. E’ giusto che i media, nazionali e internazionali, tengano alta la guardia e l’attenzione su fatti così gravi. Ma, proprio per la loro complessità non vanno date interpretazioni che non si appoggino su riscontri seri. E’ stato sicuramente un grave errore pubblicizzare la liberazione di Rossella Urru. Approfittiamo di queste righe per ricordare che è ancora tra le mani dei rapitori.
I media indiani tengono aggiornati i loro compatrioti anche più volte al giorno sul caso dei marò. Televisione, radio e quotidiani come il Khaleej Times, The Hindu, l’ International Business Times, ZeeNews India, seguono ogni passo e ogni parola del nostro Sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura. Da segnalare l’articolo dell’Agenzia DNAIndia che intitola il suo pezzo Why Kerala loves this never-say-die Italian Minister (Perché Kerala ama questo Ministro italiano che non molla mai). L’Italia continua a respingere l’accusa che i marò abbiano ucciso i due pescatori indiani nel corso di quello che ritenevano fosse un assalto di pirati e continua a non riconoscere la legittimità del procedimento penale, ritenendo che l’episodio sia avvenuto in acque internazionali. Per risolvere questo caso si è impegnata anche l’UE, ma dalla stampa indiana emerge, al di là del “sincero dispiacere” espresso dal popolo indiano e dai suoi rappresentanti, la sicurezza del contrario: i due marò vanno giudicati dalla legge indiana. Sembra che sulla soluzione della vicenda possa incidere la disponibilità dell’Italia di risarcire le famiglie. Ma come abbiamo detto è tutto molto delicato e precario, inoltre nella regione di Kerala sono sotto elezioni e ai politici questa storia fa buon gioco. Non dimentichiamo poi che c’è un’altra storia in “sospeso”, uno dei dispersi della Concordia viene da Kerala, il suo corpo ancora non è tornato a casa, e come scrive il Times of India, la questione dei pescatori ha fatto si che il Ministro degli Esteri indiano e le autorità (locali e non) trascurassero il caso. Anche una parola sbagliata potrebbe far saltare tutto.
Cosa dire del fallimento della missione degli MI6 inglesi? Il Ministro degli Esteri britannico ha assicurato a Terzi la sua piena collaborazione per qualsiasi chiarimento sul modo, il tempo e la motivazione che hanno spinto di intervenire senza avvisare il nostro Governo. Certamente per l’Italia è stato un brutto colpo, perché non solo si è sentita presa in giro, ma perché questa operazione è costata una vita umana. Prezzo che nessuno potrà mai risarcire. Si sa, nella nostra tradizione di mediazione è sempre prevalso il dialogo. Le trattative che andavano avanti da molto tempo sono state bruscamente buttate all’aria perché dalle intercettazioni fatte dai servizi segreti inglesi si era percepito che gli ostaggi sarebbero stati spostati a breve e che i carcerieri erano entrati nel panico per l’arresto di uno dei loro capi. Eppure il nostro forte impegno contro il terrorismo è noto e apprezzato. Certamente sul fronte diplomatico la questione si è stemperata, ma nessuno ha pensato alle ulteriori ripercussioni negative sulla Nigeria già sconvolta dal fenomeno Boko Haram? E’ interessante la riflessione in questo senso del giornalista nigeriano A. Musa sul Daily Trust.
Ci sono poi articoli come quello pubblicato sul Time da Sonia van Gilder Cooke che sono di una “ferocia” gratuita. Stiamo lottando per riaffermarci sulla scena internazionale, per tornare interlocutori credibili, siamo ad un passo dal riuscirci e…tutto viene rimesso in discussione dalle righe scritte su di un “autorevole” giornale. Il titolo del pezzo è già eloquente Hostage Debacle Highlights Italy’s Crisis of Confidence (La debacle del salvataggio degli ostaggi mette in evidenza la crisi di fiducia dell’Italia). Nell’articolo, oltre a fare un resoconto dei “fatti”, dal rapimento da parte di alleati di Al-Qaeda (ma è da chiarire n.d.r), si rende conto non solo della nostra rabbia, ma del nostro imbarazzo: “la cocente sensazione che l’Italia non è più presa sul serio dai suoi alleati”. La giornalista riporta il commento dell’ambasciatore Puri Purini che si chiede se l’Italia non debba prendersi una parte di responsabilità. Afferma che non è una domanda sciocca (quella dell’ambasciatore) ed elenca la serie di “incidenti” che proverebbero una “patologia nascosta”. Sullo stesso registro vengono posti Schettino, i marò, la crisi economica e le reminiscenze del bunga bunga. Praticamente definisce il nostro Paese un malato allo stadio terminale.
Non crediamo di meritarci tutto questo e siamo fermamente sicuri che la nostra diplomazia e i nostro Paese dimostreranno il contrario. Tra l’altro, sui due fatti ai quali abbiamo dedicato la Rassegna Stampa di questa settimana, il nostro giornale ha ospitato alcune riflessioni dell’Amb. Giovanni Jannuzzi in un suo articolo di lunedì scorso.
T. Devasia, Kerala govt rejects Italy’s plea on jailed marines, Kaleej Times, 13 Marzo 2012. “L’Italia ha fatto lunedì un nuovo tentativo affinché I due marò siano trasferiti dalla prigione di Kerala ad una foresteria in relazione al loro arresto per la morte di due pescatori indiani. La richiesta è stata fatta dal Sottosegretario agli esteri de Mistura al Capo del Governo Oommen Chandy durante il loro incontro nel’ufficio di quest’ultimo.” (…)
The Hindu, Decision soon on Italian marine’s imprisonment status: Chandy, 12 Marzo 2012. “Il Capo del Governo Chandy ha dichiarato lunedì che il Governo avrebbe deciso se dare un trattamento preferenziale ai due marò italiani, ora in prigione per l’accusa di aver ucciso due pescatori, dopo che avrà letto il rapporto del Direttore Generale di Polizia Aggiunto (prigioni) (…) Rispondendo alle domande fatte durante una conferenza stampa, Chandy ha spiegato che la Corte, in risposta ad un ricorso dei marò ha espresso dichiarato che non c’erano ostacoli nel pensare di alloggiarli fuori dal carcere a patto che fossero d’accordo gli alti funzionari della prigione. Chandy ha anche detto che la decisione sarebbe stata presa in base alle leggi internazionali, alle norme della Convenzione di Ginevra e che i due fossero prigionieri stranieri.” (…)
A.Gayathri, Enrica Lexie: Italy Urges India ti Release Detained Marines, International Business News, 12 Marzo 2012. “Aumentando la pressione su Delhi, l’Ambasciata italiana ha spedito una lettera al Ministro degli Esteri dell’UE chiedendo il rilascio dei marò detenuti nel carcere di Kerala, dopo uno scontro a fuoco avvenuto lungo la costa sud dell’India, che ha causato la morte di due pescatori indiani. L’incidente che ha causato un contenzioso diplomatico fra le due Nazioni, ha attirato l’attenzione dell’UE, che ha espresso il desiderio di intervenire nelle procedure collegate al procedimento giudiziario che coinvolge i due marò (…) L’Ambasciata italiana ha comunque apprezzato i passi intrapresi dal Magistrato di Kollam per quanto riguarda la custodia giudiziaria dei marò.” (…)
K. Chappallam, Why Kerala loves this never-say-die Italian minister, DNA India, 9 Marzo 2012. “Staffan de Mistura è il nome più pronunciato a Kerala in questi giorni. E non per la flotta di limousine con la quale si muove tra Kochi, Kollam e Thiruvananthpuram. Per la gente dello Stato, attenta alla politica, il Sottosegretario italiano rappresenta una nuova esperienza. Non è qui per procacciare affari. Mistura ha un solo obbiettivo, garantire la sicurezza e il benessere dei due marò arrestati dalla polizia per la morte di due pescatori lungo le coste del Kerala il 15 Febbraio scorso (…) Mistura ha gettato alle ortiche qualsiasi forma di protocollo e formalità. La sua missione è liberare i marò e per questo non si è risparmiato mai nel correre da un angolo all’atro della provincia per parlare con le autorità a volte un po’ sfuggenti.” (…)
A.Musa, Nigeria: Thata Failed Rescue Mission, Daily Trust, 13 Marzo 2012. “Con l’uccisione dell’ostaggio italiano e britannico durante la sparatoria avvenuta nella missione di salvataggio decisa congiuntamente dall’intelligence nigeriana e Britannica e il sospetto che i sequestratori fossero membri del gruppo terroristico Boko Haram, si apre una nuova sfida per la sicurezza della Nigeria (…) Sono cattive notizie per il Nord, perché le attività economiche potrebbero soffrire per i sempre meno presenti investimenti stranieri che dovrebbero aiutare nella crescita della regione, altro scenario negativo possibile è la crescente instabilità politica e la caduta di qualsiasi leadership. Basta guardare alla Somalia per capire le prospettive che ci aspettano (…) Il Nord soffre, il Nord è stato distrutto. Per quanto ancora questo andrà avanti? A quanti di noi interessa veramente?”
J. Midat, Why We Killed Briton, Italian Hostages, Leadership, 13 Marzo 2012. “I sospetti sequestratori dei due ingegneri europei – il britannico Mc Manus e l’italiano Lamolinara – hanno giustificato il loro gesto con il fatto che erano sotto attacco e sarebero stati uccisi (i rapitori) dagli agenti speciali che li avevano sotto tiro (…) Queste erano le istruzioni loro impartite dai capi: uccidere gli ostaggi qualora fossero scoperti.” (…)
J. Taiwo-Obalonye, Jonathan writes UK, Italian govts, condoles families, The Sun News, 12 Marzo 2012. “Il Presidente Goodluck Jonathan ha formalmente scritto la Primo Ministro britannico e ialiano per esprimere le sue condoglianze per la morte dei loro concittadini giovedì scorso (…) Il Presidente Jonathan ha anche assicurato ai due leader che il Governo nigeriano continua ad impegnarsi nella sfida al terrorismo sul suo suolo e nella comunità internazionale.” (…)
AFP per Libération, Doutes sul l’implication de Boko Haram dans la mort des otages, 11 Marzo 2012. “A Sokoto, città del Nord della Nigeria dove due ostaggi, un britannico e un italiano, sono stati uccisi giovedì, gli abitanti non pretendono sapere chi sia l’autore di questi omicidi ma sono sicuri di una cosa: non si tratta del gruppo islamico Boko Haram come sostiene il governo.” (…)
S. van Gilder Cooke, Hostages Debacle Highlights Italy’s Crisis of Confidence, Time, 10 Marzo 2012. “Per un Paese sempre più insicuro riguardo alla sua immagine internazionale, le notizie del fallito salvataggio di ostaggi avvenuto giovedì è stato per l’Italia come cadere dalla padella alla brace (…) La furia si è abbattuta sull’Italia per la miserabile fine del dramma iniziato nel Maggio scorso, quando un gruppo di terroristi vicini ad Al-Qaeda hanno rapito Chris Mc Manue e Franco Lamolinara (…) Nonostante le giustificazioni del Governo inglese, l’indignazione italiana non si è placata, e i deputati del Paese hanno chiesto spiegazioni (…) Gli italiani non sono solo arrabbiati. Sono anche imbarazzati. Mettendo il dito nella piaga, serpeggia la sensazione che l’Italia non sia più presa sul serio dagli alleati (…) Sul Corriere della Sera l’Ambasciatore Puri Purini scrive “gli italiani si sentono umiliati” in seguito all’incidente. Nonostante si sia scagliato contro il “senso di superiorità” britannico, Purini si è anche chiesto se l’Italia non fosse in parte responsabile per questa umiliazione (…) Per l’Italia questa storia potrebbe essere un po’ interpretata come il Rorschach Test, un incidente che prova l’esistenza di patologie preesistenti. E queste purtroppo non sono poche.”
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