Estetizzazione estrema, violenza ipertrofica, montaggio convulso, sesso esplicito su una trama esile, flebile, asciutta, quasi inesistente, meramente posta a sostegno della forma. In una parola exploitation. Che può essere sex, ai limiti del porno, del porno-soft o della ‘pornochanchada’ di matrice carioca, o shock’, cruda, orribile, scandalosamente eccessiva. Ma anche bike, conciliante l’erotismo ostentato e l’abuso di violenza di motociclisti squilibrati, e soprattutto ‘black’, nel ritrarre i bassifondi dell’America afroamericana, dei ghetti, della vita povera nelle strade malfamate, dei traffici di droga, della squallida prostituzione, unendo in uno stile libero e schietto, che tanto ha ispirato i contemporanei Refn e Tarantino, sesso e rabbia quotidiana.

Genere sorto all’alba degli anni ’70, etimologicamente derivante dall’unione delle parole black (nero) ed exploitation (sfruttamento), non venne inizialmente pubblicizzato e messo in circolazione nelle comuni Grindhouse, sale che fino agli ’90 erano adibite alla proiezione no-stop di B-Movie, ed era unicamente riservato ad un pubblico afroamericano.

I ‘bianchi’, tuttavia, si resero ben presto conto, dell’innovativo stile di messa in scena, che attraverso un’incredibile mobilità della macchina da presa d’ispirazione ‘godardiana’, frantumava formalmente e tematicamente, i canoni e i tabù della Hollywood classica e dell’America puritana.

‘Pupone’ pettorute color cioccolato con le grazie orgogliosamente esibite come Pam Grier in Coffy e Tamara Dobson in Cleopatra Jones, ‘gangsteroni’ black ricoperti d’oro, prosseneti e spacciatori senza scrupoli, ma anche detective carismatici e audaci come Shaft, il detective, interpretato da Richard Roundtree. Il tutto, scandito dal ritmo sporco del funk e dalle melodie suadenti del soul e da un linguaggio scheggiato, indecente, dannatamente immorale, ma autentico, franco, quotidiano.

Ed è in Sweet Sweetback’s Baadasssss Song, classe 1971, firmato dal più celebre regista di genere Malvin Van Peebles, che possiamo trovare tutti gli ingredienti della blaxploitation. Un film anarchico, con un protagonista ribelle, rappresentante della comunità nera, nato e cresciuto in squallidi spazi, in cerca di libertà e riscatto, per ripartire a testa alta, orgogliosamente black.

© Rivoluzione Liberale

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