Aveva bisogno di sentirsi libero, ti togliersi quelle catene fatte di una sequenza lunghissima di note musicali. E’ per questo che Ivano Fossati, uno dei più bravi e amati cantautori italiani degli ultimi cinquant’anni, ha deciso di lasciare la professione che tanto ha amato ma che, in qualche modo, ha anche odiato perché gli ha di certo sottratto qualcosa d’importante. Per esempio il rapporto con il figlio, quella persona che – come ha avuto modo di confessare l’autore di pezzi stupendi, alcuni struggenti come La costruzione di un amore o La Pianta Del Tè e altri entusiasmanti, come La Mia Banda Suona Il Rock o La Canzone Popolare – ormai non sentiva più nemmeno per telefono, a causa soprattutto dei tantissimi tour in Italia e nel mondo.
Sono ferite nell’anima di un uomo, non bazzecole. Altrimenti non si può trovare il coraggio di recidere il filo conduttore di tutta un’esistenza. Un taglio che Fossati – a sessant’anni – ha trovato la forza di eseguire con l’immaginaria forbice che è stata l’ultimo suo concerto al teatro ‘Strehler’ di Milano, la scorsa settimana, tappa conclusiva di un lungo viaggio (quarantatré date, tante quanto gli anni di carriera) intitolato Decadancing tour. Basta con la vita da musicista. Una sorta, quindi, di rinascita, quella di un uomo che adesso potrà forse riscoprire la possibilità di stare in casa senza far nulla, passare serate romantiche o con gli amici e, magari, provare a riavvicinarsi agli affetti privati e riposti.
Via dalla routine, quindi, quella che Ivano ha di recente definito proprio “la routine delle idee, fare sempre le stesse cose: la musica ha una direzione sola, deve progredire e non puoi fare altro. Intorno a te, invece, c’è sempre la solita roba”. Parole anche dure, se si vuole, ma che meglio d’ogni altra cosa sanno descrivere un guado non facile, dove l’acqua è più alta. Alle spalle tanti bei ricordi, comunque. La serata allo Strehler diventerà un cd-dvd in vista del Natale prossimo e intanto esce la doppia raccolta Pensiero stupendo (nei negozi dallo scorso 20 marzo), con i suoi brani interpretati in questi anni da Patti Pravo, Morandi, Zucchero, Ferro, Noemi, Mina e altri… ). Una sfilza di canzoni che mettono in risalto le doti autoriali di Ivano Fossati, la sua capacità di leggere il mondo e i sentimenti con gli occhi dell’altro, il suo saper scavare nell’anima rendendo le sue emozioni universali. Per l’ultima performance erano cinquantamila i fan, presenti per applaudire ancora una volta dal vivo il loro eroe armato di chitarra e pianoforte e di qualsiasi altro oggetto in grado di produrre note egli avesse a portata di mano.
Quando ha tentato di descrivere la sensazione di quest’addio, il cantautore pluristrumentista ha detto di sentirsi “come quando si chiude un libro dopo averlo letto tutto d’un fiato. La mia carriera e le canzoni mi hanno fatto vivere anni unici. Scintillanti e qualche volta non facili allo stesso tempo. Ma si può provare a guardare anche più avanti di così e adesso vorrei proprio farlo”. A volte gli addii si rivelano essere dei semplici, magari inutilmente dolorosi arrivederci. Purtroppo quello del ‘ragazzo’ di Piazza Galileo Ferraris, sembra avere più l’aria di un sereno e definitivo congedo.
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