Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha annunciato di non avere intenzione di ricandidarsi nel 2013, alla scadenza del suo mandato. E sembra davvero determinato, anche quando afferma che al suo posto gli piacerebbe vedere una donna. Cinque minuti più tardi, come da buona usanza nel nostro Paese, pare sia scattato il cosiddetto ‘toto-nomine’. Già non mancano i nomi in ‘gara’. Qualcuno punta su Pier Ferdinando Casini e Mario Monti, Berlusconi è ritenuto dai più “non più credibile” e quindi il centrodestra punterebbe su Gianni Letta. E ancora Romano Prodi e Massimo D’Alema. Il punto forte del primo è che piace alla stragrande maggioranza della sinistra, dal PD a Vendola (SEL). Per il secondo invece valgono gli ultimi sei anni, vissuti in chiave low profile – vale a dire di un sostanziale sottrarsi alla politica di ‘prima linea’ – anni ‘moderati’ che potrebbero tornargli utili.

L’annuncio è arrivato sabato scorso da parte dello stesso Capo dello Stato nell’incontro con i ragazzi di un liceo romano, come riportato dalla trasmissione Istituzioni: un giorno al Quirinale trasmessa su Rai 3. Pare che la decisione di Napolitano dipenda soprattutto dalla fatica che l’incarico di Presidente della Repubblica comporta e che per lui, in particolare negli ultimi sei mesi, è stata gravata da un surplus d’impegno a causa della delicatissima contingenza economica e politica che ha colpito il Paese e alla cui parziale soluzione l’Inquilino del Quirinale ha contribuito forse più di chiunque altro. “Effettivamente la stanchezza c’è – ha detto Napolitano – e poi non si deve mai ritenere di essere insostituibili. Sono una persona che ha lavorato molto, ha avuto molte soddisfazioni, molte responsabilità, ma sono una persona molto avanti negli anni. E’ necessario passare la mano, che si facciano avanti altri anche per la carica di Presidente della Repubblica. Quindi dopo il maggio del 2013 – ha detto rivolto agli studenti – ci potremo vedere di nuovo, quando vorrete, ma sarà da privato cittadino”.

Il Capo dello Stato si è soffermato, poi,  su come mai fino ad oggi non sia toccato ad una donna salire al Quirinale: “Da deputato ho partecipato all’elezione di molti presidenti della Repubblica e mi sono sempre trovato a dover scegliere tra candidati uomini”. A suo avviso ciò è avvenuto perché “rimane ancora, se non un vero e proprio pregiudizio, una resistenza a scegliere una donna per certi incarichi. Questo, prima di arrivare a quello di Presidente della Repubblica, riguarda molte funzioni, se si pensa ad esempio che fino a non molto tempo fa anche in certi alti gradi della magistratura non c’erano donne”. Napolitano assicura comunque di “avere fatto qualche sforzo, per quello che potevo e per i poteri che avevo”. Ad esempio, ricorda, “mi è toccato di recente nominare un nuovo giudice della Corte Costituzionale e ho nominato una donna. Più le donne si faranno sentire, prima arriverà – mi auguro presto – il momento in cui ci sarà anche una di loro candidata a Presidente della Repubblica e” perché no “potrà essere eletta”.

Nella scorsa settimana, inoltre, la massima carica statale è tornato a ‘bacchettare’ la politica odierna, troppo spesso colpevole di non aver “saputo guardare lontano” ma “solo all’utile immediato che si poteva ricavare da una decisione di Governo nazionale o locale”. Ai politici, in sostanza, secondo Napolitano “è mancata quella lungimiranza, quel ‘saper guardare lontano’ per capire come valorizzare (ad esempio, N.d.R.) il nostro patrimonio artistico. Una politica che ha guardato troppo spesso al consenso facile. Dare un permesso che non si dovrebbe dare” ma dal quale “si ottiene un beneficio politico-elettorale ha finito per essere la regola”. Per il Presidente “bisogna saper resistere alle pressioni improprie, è necessario saper valutare qual è l’interesse generale del Paese, non solo per il giorno dopo ma per gli anni a venire, nel periodo lungo con politiche lungimiranti”. Il Capo dello Stato ha sostenuto che “le politiche lungimiranti dovrebbero nascere da una serie di considerazioni sull’immagine dell’Italia nel mondo, su cosa significa la qualità della vita in Italia, al di là di ogni ragionamento in termini strettamente economici”.

Sul tema della riforma del Lavoro e sul suo varo da parte del Governo Monti, Napolitano nei giorni scorsi è anche intervenuto per garantire che “non ci sarà una valanga di licenziamenti facili”. Un’affermazione che deriva dai frequenti colloqui che il Presidente ha con il Premier, col quale fin dalla formazione del Governo ha analizzato i provvedimenti più urgenti e appropriati per evitare all’Italia una caduta fatale nello strapiombo economico sul cui ciglio era ormai in bilico. Nel caso delle diverse risoluzioni programmate sul tema dell’occupazione, pare quindi che non vi sia alcuna intenzione di provvedere per decreto legge, ma di affidare l’approvazione del Disegno alle due Camere del Parlamento.

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