Una cena al numero dieci di Downing Street? Costa 250mila sterline. E’ di qualche giorno fa lo scandalo suscitato dalle dichiarazioni del Tesoriere del partito conservatore Peter Cruddas, il quale era stato ripreso dal Sunday Times in un video nel quale affermava che per avere un premier league access verso il Primo ministro, ovvero andare a cena con lui e il Cancelliere Osborne, era necessario sborsare trai 200 e i 250mila pounds.
Tutto falso e subito smentito da Downing Street che poi ha ricevuto ovviamente le dimissioni lampo di Cruddas. In seguito alle dichiarazioni del tesoriere, uscite lo scorso fine settimana, però, David Cameron è stato forzato ad ammettere che in effetti vi sono state alcune cene al numero 10 che hanno ospitato donatori ‘del valore’ di circa 23milioni di sterline dalle elezioni generali ad oggi. Cameron ha poi annunciato una commissione d’inchiesta interna al partito, guidata da Lord Feldman, salvo poi accorgersi che lo stesso Feldman aveva nominato tesoriere Cruddas e dunque sostituirlo all’ultimo con Lord Gold.
Ma non finisce qui, in una serie di smentite e passi indietro l’ufficio del Primo ministro aveva dapprima escluso una pubblicazione dei nomi dei partecipanti alle fatidiche cene; dichiarazione poi rimangiata e liste pubblicate. Anthony Bamford della JCB, il tycoon degli hedge found Michael Hintze, Lord Sainsbury e altri sono alcuni tra coloro che hanno partecipato alle cene private a Downing Street e a Chequers, la residenza di campagna dei Primi ministri inglesi.
“Nei due anni in cui sono stato Primo ministro, ci sono state tre occasioni nelle quali importanti donatori del partito sono venuti a cena nel mio appartamento”, ha dichiarato Cameron. “Nessuna di queste cene è stata organizzata per raccogliere fondi, né è stata pagata con i soldi dei contribuenti, conosco queste persone da molti anni”. Non c’è infatti nulla di male nell’invitare a cena amici di vecchia data, senonché questi possono rappresentare determinati interessi ed avere diretta influenza su alcune politiche del governo.
Ed è proprio qui che s’insinuano le indiscrezioni. Per esempio Bamford, proprietario della JCB, impresa presente in tutto il mondo che costruisce macchine scavatrici, il mese scorso aveva inviato un rapporto direttamente al Primo ministro chiedendo di abbassare le tasse alle imprese, altri avevano pubblicamente espresso la loro contrarietà verso la tassa del 50% per i redditi sopra i 150mila, il tutto, si noti, ben prima del budget di settimana scorsa, nel quale strano ma vero entrambe le ‘richieste’ sembrano essere state soddisfatte.
Difficile che dalla vicenda possano scaturire conseguenze rilevanti per la coalizione di governo, anche se il leader dei Lib Dem Nick Clegg venendo in soccorso al Premier Cameron, si è detto favorevole ad avviare una trattativa tra tutte le forze politiche del Paese, per riformare le norme sul finanziamento ai partiti. Mentre Ed Milliband, leader dei Labour – che ricevono gran parte dei finanziamenti dai sindacati e dalle cooperative – ha sostenuto che una commissione d’inchiesta interna al partito conservatore non porterà da nessuna parte e ha sottolineato come il comportamento di Cameron ed Osborne parli da solo e non abbia bisogno di ulteriori commenti. Tradotto: il governo è in mano alle lobby.
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