Durante il suo viaggio in Asia, Mario Monti ha dichiarato che l’Italia è un Paese solido e che il peggio è ormai alle spalle. Eppure, le ultime rilevazioni di EUROSTAT e ISTAT dipingono un quadro a tinte piuttosto fosche. La disoccupazione nell’Eurozona sale al 10,8% a febbraio, il massimo da quasi quindici anni, mentre nel nostro Paese il tasso di disoccupazione si è attestato sul 9,3%, facendo registrare un +0,2% rispetto a gennaio e un +1,2% su base annua. In termini assoluti, i disoccupati italiani sono più di 2,3 milioni, in aumento di 335mila unità.
A soffrire maggiormente la crisi occupazionale sono soprattutto i giovani e le donne. I ragazzi disoccupati di età compresa fra i quindici e i ventiquattro anni sono ormai il 32,6%, praticamente uno su tre, mentre fra le giovani donne del Mezzogiorno si registra il picco record del 49,2%. Anche i dati sul risparmio privato non lasciano ben sperare. Secondo l’ISTAT, la propensione al risparmio delle famiglie italiane si è attestata nel 2011 al 12%, il valore più basso dal 1995, con una diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Inoltre, alla luce dell’inflazione, il nostro potere di acquisto nel 2011 è diminuito dello 0,5%. Infine, l’OCSE segnala che nell’ultimo trimestre dello scorso anno il PIL italiano si è contratto dello 0,7%, nonostante una crescita delle esportazioni che hanno dato un contributo positivo dello 0,7%, mentre “tutte le altre componenti hanno registrato una crescita negativa”.
I numeri parlano chiaro e, purtroppo, non sembrano dare torto agli analisti del Wall Street Journal Europe che qualche giorno fa scrivevano: “Le misure di austerity in Italia stanno bloccando l’attività nella terza principale economia dell’eurozona, secondo quanto appare dai dati economici più recenti che dimostrano come queste misure siano controproducenti”. E ancora: “I recenti aumenti delle tasse stanno aiutando l’Italia a tagliare il suo deficit ma al contempo stanno spingendo l’attività economica a contrarsi ancora più velocemente”. Di austerity si può morire! Questo il messaggio del prestigioso quotidiano, secondo cui “lo scenario che si sta scoprendo ora in Italia, Grecia e Spagna lascerà i Paesi problematici dell’eurozona con percentuali di debito pubblico ancora più alte anche se realizzano sforzi dolorosi per ridurlo”.
Per fortuna, anche il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, si dice convinto che “con l’austerity non si cresce” e, commentando le indiscrezioni circa l’esistenza di un rapporto della Commissione europea sulla necessità per l’Italia di nuovi tagli, ha affermato che per superare la difficile situazione congiunturale “dobbiamo mettere in moto tutte quelle operazioni di tipo orizzontale come innovazione, internazionalizzazione, credito, energia, per fare in modo che oltre ad aver messo in ordine i conti dell’economia ci sia anche la crescita dell’economia, ma soprattutto dell’occupazione”. Ci trova perfettamente d’accordo!
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