La crisi della politica attuale è spaventosa. Il cancro della partitocrazia che causò Tangentopoli è oggi drammaticamente cresciuto. Non è un caso se scelgo il termine “cancro”, perché il sistema partitocratico e consociativo in analogia con i tumori divora tutte le risorse e porta alla morte delle cellule sane.
L’Italia odierna è inoltre il paese più illiberale e corporativo d’Europa, in cui ad esempio i tassisti e i farmacisti hanno la forza di far saltare una sacrosanta riforma di libertà e concorrenza.
Purtroppo l’Italia della cosiddetta seconda Repubblica, nata da Tangentopoli ormai appare come un malato terminale con metastasi diffuse e un quadro clinico infausto.
Nei partiti sono iniziate le grandi manovre di dissimulazione e trasformazione. Tronconi del PDL dissidente, UDC e i partiti minori stanno preparando strategie per il futuro. Lo stesso anche a sinistra. Il paradigma di questo modello è il progetto di diaspora guidata del PDL che si scinderebbe in liste civiche e politiche per beneficiare al massimo delle opportunità fornite di un sistema elettorale proporzionale.
E proprio l’Italia, come ci dimostra soprattutto l’esempio della Lega, sembra la sublimazione della cruda analisi di Noam Chomsky: “Il potere sta finendo in mano ai sistemi totalitari, di fatto vere e proprie tirannidi private.”
L’unica attuale reazione a questo sistema corrotto e antipolitico, che ci ha portato a un nuovo 1788, incui scandali, ben più gravi della collana di Maria Antonietta, si succedono quasi quotidianamente, è il suo complementare: l’antipolitica qualunquista di Grillo che denuncia i problemi, senza proporre alternative. Essi sono funzionali l’uno all’altro nell’ambito di quello che Chomsky definiva “un pensiero accettabile, racchiuso entro i principi della religione di Stato”.
Che cosa può fare un movimento liberale in questa situazione di decadenza disperante dell’Italia?
In questa desolante situazione, ci sono richiesti il coraggio e la forza di una diversità, la capacità di essere contro un sistema ormai insostenibile, di essere gli antagonisti delle due antipolitiche che macerano il paese, propugnando il sogno di una vera rivoluzione liberale.
Condivido e approvo l’Idea di una “Costituente Liberale per l’Italia del Futuro”, anche nel senso che essa faccia proprio l’appello al rinnovamento di Abraham Lincoln: “I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all’altezza della situazione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo emanciparci.”
Deve avere la capacità di denunciare le debolezze e le criticità del sistema, ma soprattutto di proporre un’autentica e credibile rivoluzione liberale, contro qualsiasi Casta e qualsiasi demagogo. Deve rilanciare la definizione di democrazia che diede Lincoln:“il governo del popolo, dal popolo, per il popolo”.
Deve far resuscitare lo spirito che animava due liberali atipici, il laico Gobetti e il credente Sturzo. Da loro deve acquisire la capacità di combattere i mali dell’Italia, avere la forza delle idee per proporre un’alternativa credibile a un sistema devastante come il fascismo di allora e la corruzione partitocratica di oggi.
Proprio prendendo spunto dalla collaborazione tra Gobetti e Sturzo, dobbiamo rimuovere qualsiasi ostacolo alla collaborazione tra laici e credenti, purché rispettosi l’uno dell’altro e innamorati della laicità dello Stato, da cui solo discende la pienezza della libertà politica e religiosa di tutti i cittadini.
La vera forza del Partito Liberale è di avere una storia ideale fondata sui valori che sono giunti a noi, e di cui siamo eredi, attraverso le grandi rivoluzioni inglese, francese e americana, ma soprattutto quella di poter rivendicare la propria estraneità al sistema dei partiti italiani attuali.
Per mia natura, amante dei classici liberali, ma anche di alcuni filosofi atipici, apparentemente estranei al percorso intellettuale del liberalismo canonico, credo nel contributo personale alla politica e credo nel valore degli individui, che con il proprio esempio e la propria capacità di combattere per quello in cui credono, possono cambiare il mondo.
Chi si voglia dire liberale deve necessariamente fare propria la parabola dell’ubermensh di Nietzsche, l’oltre uomo capace di liberarsi dai condizionamenti e di rinascere libero, più forte di prima perché ha acquistato la consapevolezza di se stesso perché divenendo il prototipo dell’uomo faber del pensiero liberale: “Se volete arrivare in alto, usate le vostre gambe! Non lasciatevi trasportare in alto, non sedetevi su dorsi e teste altrui!”
Oggi, in un’epoca in cui tutti si bestemmiano liberali, senza sapere neppure che cosa sia il pensiero liberale, abbiamo il dovere di rivendicare una differenza sostanziale rispetto agli altri e dobbiamo farla sentire e capire. Non possiamo apprezzare le cosiddette ipotesi di liberal-conservatrici, perché il conservatorismo è nemico giurato di qualsiasi ipotesi liberale.
Credo, invece, ed è per questo che ho aderito al Partito Liberale, debba nascere una vera a propria costituente liberale, che attualizzi il programma politico liberale che Abraham Lincoln seppe distillare in modo magistrale: “Non puoi portare prosperità scoraggiando la parsimonia, non puoi rafforzare i deboli indebolendo i forti, non puoi aiutare i lavoratori se colpisci i datori di lavoro, non puoi incoraggiare la fratellanza incoraggiando l’odio di classe, non puoi restare fuori dai guai spendendo più di quanto guadagni, non puoi costruire il carattere e il coraggio privando l’uomo dell’iniziativa e dell’indipendenza, non puoi aiutare gli uomini facendo sempre in loro vece ciò che dovrebbero fare da soli.”
La forza delle idee liberali – oggi – è l’unica possibile salvezza della democrazia italiana, di fronte alla pericolosa crescita delle opposte antipolitiche di regime, è quella di essere alternative al sistema italiano, in cui entrambi i tipi di antipolitica ricadono, rafforzandosi a vicenda.
Essere alternativi significa tornare alle origini, e di testimoniare i grandi eterni valori di libertà, fratellanza e uguaglianza, che sono le nostre radici, ma anche il nostro presente e il nostro futuro.
Abbiamo un futuro se il partito e tutti i suoi aderenti sapranno innalzare il vessillo della libertà e dell’onestà che ha il proprio fondamento nella nostra storia. Robespierre ricordava “che se nella Repubblica la giustizia non regna con impero assoluto, la libertà non è che un vano nome” e George Washington riecheggiava che “il potere arbitrario si stabilisce più facilmente sulle rovine della libertà abusata dalla licenziosità”.
Per dirla con Gobetti, gli odierni movimenti antipolitici dei partiti e di Grillo sono il “governo che si merita un’Italia di disoccupati e di parassiti ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali” e per combatterle “bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, dell’economia come delle coscienze”.
Oggi ci serve fare nostro il coraggio che fu dei padri del liberalismo per rinnovare finalmente questa Italia illiberale. Se saremo capaci di farlo con coerenza e coraggio, le enormi possibilità della comunicazione e della rete ci forniscono grandi possibilità di consenso, aggregando gli spiriti liberi che non ci conoscono e coltivano le proprie idee di libertà e il disgusto per l’attuale situazione italiana nella solitudine.
Oggi non ci serve aggregarci ad alcun partito, che non sia veramente liberale. Ci serve invece la coerenza delle idee e il coraggio di divulgarle. Ci serve testimoniare di essere degni di rivolgere agli italiani lo stesso appello che Nietzsche rivolse ai tedeschi del suo tempo: “Vogliamo essere ascoltati, poiché parliamo per ammonire, e sempre la voce di chi ammonisce, chiunque egli sia e dovunque essa risuoni, è nel suo diritto; in cambio voi, cui si rivolge l’appello, avete il diritto di decidere se volete prendervi come vostri ammonitori uomini onesti e chiaroveggenti, che fanno sentire la loro voce soltanto perché siete in pericolo, e si spaventano di trovarvi così muti, indifferenti e ignari”.
Se non ne saremo capaci, avremo fallito miseramente. La responsabilità del futuro delle idee liberali in Italia è nostra, solo nostra, di tutti noi e di ognuno singolarmente, e non di nessun altro.
© Rivoluzione Liberale

Credo che l’autore di questo articolo abbia mostrato un senso critico lodevole. Mi trovo d’accordo con lui quasi integralmente. La strada di essere alternativi al sistema antipolitico partiti-grillo e’ l’unica prospettiva credibile per chi oggi si voglia dire liberale.