Dicevano sempre che loro erano puliti, che combattevano contro la corruzione. Sostenevano, insomma, di essere diversi. Ci dicevano di odiare ‘Roma ladrona’ e tutti quelli che risiedono sotto il Po perché sarebbero inclini alla furbizia e alle ruberie. Odiano gli est-europei perché “vengono solo per rubare” ma loro pare vadano a rubare le lauree in Albania; i negher (dispregiativo milanese per indicare gli africani) vengono solo a vendere le borse false, ma poi piace andare a falsare i conti nei paradisi fiscali della Tanzania; mentre i terun (terrone in milanese, dispregiativo di meridionale) portano solo la mafia al Nord. Mafia con la quale, in fin dei conti, a loro pare sia conveniente mettersi in affari.

Un giorno, però, ci siamo accorti che lor – i leghisti – sun cumpagn de l’alter (loro sono come gli altri). Se questi sono i paladini dell’integrità padana e della serietà politica, allora la situazione è più grave di quello che ci hanno sempre raccontato. Le indagini che negli ultimi mesi hanno agitato il mondo politico (come il caso Lusi), oltre a contribuire ad alimentare l’anti-politica, fotografano un sistema di rimborsi elettorali totalmente fuori controllo. In particolare, le indagini sulla Lega, che ogni giorno ci offrono ‘piacevoli’ sorprese, sembrano delineare scenari fortemente preoccupanti.

Giuseppe Lombardo, il magistrato della Procura di Reggio Calabria che si occupa di un filone dell’inchiesta riguardante l’uso improprio dei rimborsi elettorali della Lega Nord, ipotizza dei reciproci interessi tra Belsito e la ‘ndrangheta. Ci sono diversi elementi che hanno difatti insospettito i magistrati: il primo è sicuramente una società che Belsito aprì nel capoluogo ligure con Romolo Girardelli, il procacciatore d’affari della ‘cosca De Stefano’; vi è poi un conto Svizzero, denominato Aurora, mai citato dall’ex tesoriere del Carroccio, ma individuato dagli investigatori, il quale potrebbe essere utilizzato dalla cosca per il riciclaggio di soldi sporchi.

Ovviamente, come accade molto spesso di recente, nessuno dei vertici di Via Bellerio era a conoscenza di qualsiasi operazione svolta da Belsito. Tutto era svolto all’insaputa di Bossi, del ‘cerchio magico’, di qualsiasi altro dirigente del Carroccio. L’ipotesi (irrealistica) è che un solo uomo, di cui tutti si fidavano ciecamente, avesse di sua spontanea volontà, investito soldi in diamanti, su conti correnti di mezzo mondo e presumibilmente stretto accordi con la malavita organizzata. Ora, benché Bossi si lamenti dell’incapacità dei nostri servizi segreti (dovrebbe lamentarsi della propria tendenza a firmare conti spesa ‘in bianco’), è possibile che i leghisti non sapessero che il loro tesoriere avesse aperto una società con un procacciatore di affari della ‘ndrangheta, nonostante Luigi Bonaventura, pentito della cosca dei De Stefano, collabori già da molto tempo?

Qualora i sospetti della magistratura dovessero prendere corpo, a cosa ci troveremmo di fronte? È difficile immaginare gli scenari futuri, ma sicuramente il colpo che il partito incasserebbe potrebbe essere ‘mortale’. Ci troveremmo forse di fronte a quei sospetti che, rimasti per tanto tempo voci, ora assumerebbero i connotati di triste ed evidente realtà. Bossi e Maroni comunque proseguono per la loro strada, facendo finta che non stia succedendo nulla, rispolverano rivolte fiscali di altri tempi e rassicurano la base che dopo la pseudo-pulizia (meglio definita come epurazione) nel partito tutto sarà sistemato e presto il sole tornerà a splendere tra le valli padane.

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1 COMMENTO

  1. Questi scandali stanno giá costando molto alla Lega, come si é visto nelle ultime elezioni comunali. Dubito peró che siano “mortali”, soprattutto se Maroni, che é persona perbene ed é stato un dignitoso Ministro degli Interni, riuscirá a portare fino in fondo la “grande pulizia”. D’altra parte, pur sentendomi diametralmente all’opposto di qualsiasi principio della Lega, non so se la sua scomparsa sarebbe tanto positiva: temo infatti che, lungi dal “rinsavire” e rifluire verso partiti piú o meno accettabili, molti suoi elettori sceglierebbero per disperazione il non voto o, peggio, la corsa a movimenti ancora piú demagogici.e irrazionali.

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