“Il castello era avvolto dall’oscurità; Silvius il vampiro sedeva alla scrivania e leggeva una pergamena alla luce tremula di una candela. Cicchittius, Cicchittius, chiama all’improvviso. Quest’ultimo gobbo e semicieco, arriva attraversando le pareti. Mi ha chiamato padrone one one (eco)? Ho sete, berrei volentieri un AB invecchiato 16 anni, qualcosa di isolano. Vai e portami, devo finire di scrivere la costituzione del perfetto vampiro.

Mentre i due parlano un ombra si affacciò alla finestra.  Chi và là? chiede Silvius. Sono il fantasma del Piddielle. Un non morto perché ero un non vivo. Insomma sono fra colui che non c’era. O che non c’è. Insomma. Sei Alfanius? Chiede Silvius. No rispondela voce. Alfaniusnon si trova più: è evaporato. A quel punto suona  il telefono. Il trillo ricorda la cerniera non oliata di un sepolcro aperto in una notte di plenilunio. Silvius risponde, quella èla linea Avis. CiaoSilvius sono Vlad , volevo farti le condoglianze per la fine del tuo partito. O non era un partito? Comunque è di-partito. Sai bene che io invece sono in auge. Però non dimentico i vecchi amici. Appena riorganizzo una serata con le zoccolone ti chiamerò. Silvius non riesce a fermare le lacrime: tanta riconoscenza lo commuove. Chiude la conversazione e subito suona il gong. Adunata! Adunata! All’arme! All’arme! Dobbiamo reagire. Cicchittius gonfia il petto e dice: come cominciamo o mio duce. Silvius si tocca i genitali e dice: non lo dire più, porta jella. Voglio dissanguare i leghisti! Loro ci han portato male, sono degli ingrati.

Nell’ombra si sente il fantasma di Tremontius che, incatenato nel gabinetto dice: El prim ann a brazz a brazz, el segond pattej e fass, el terz ann cuu a cuu, el quart ann quant’è mai t’hoo cognossuuù.  Cicchittius, va a frustare il fantasma, quando bofonchia sembra un temporale, m’indispettisce. Ho deciso: vampirizziamo Bersanius e i suoi. Ma forse no, non vale la pena, sono degli anemici. Ma insomma Cicchittius, chi sono i nostri nemici? Lui avanza e dice: mio imperatore delle tenebre, noi non abbiamo nemici, solo gente invidiosa.  A sta’ coi can se impieniss de pures comincia a dire Silvius. E dolcemente, convinto della sua superiorità, accompagnato da Cicchittius, si reca nella tomba e si sdraia avvolto dal sudario. È vero caro amico, è un mondo di comunisti, anche Alfanius lo è o se non lo è lo diventerà. Stiamo vicini vicini. E intanto fa apparire la Santan chiè? Sta dal becchino plastico. Si tenesse pronta che nel prossimo millennio la facciamo capo branco. E così dicendo si addormenta sereno, convinto di aver salvato il mondo, mentre in lontananza si intravede pallida la luce del giorno.”

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