Nel tentativo di risollevare le sorti elettorali dopo gli scandali degli ultimi mesi, il Carroccio ha tentato invano di accattivarsi qualche elettore con una nuova proposta: far rescindere ai comuni il contratto con Equitalia.
La provocazione non è bastata per evitare la débâcle elettorale che ha segnato una sconfitta in assoluta controtendenza con le ultime tornate. Vuoi per la scelta di correre da soli, vuoi per gli scandali, il risultato è comunque di quelli che segnano profondamente la vita politica di un partito. Ma tornando alla provocazione lanciata, si può notare come il partito di Bossi non riesca più a innovare la propria offerta politica. Ha ormai perso quell’appeal e probabilmente anche la credibilità che diversi anni di politica non convenzionale gli avevano reso. Il copione, trito e ritrito della rivolta fiscale, non convince più i cittadini. Con qualche piccolo aggiustamento nella forma, ma non nel contenuto, Bossi&Co. hanno rispolverato tecniche di disordine sociale e politico di cui i cittadini hanno piene le tasche, stufi di sentirsi raccontare sempre le solite storielle.
Se osserviamo la storia recente notiamo come l’opposizione alla riforma pensionistica, l’opposizione al governo e la nuova rivolta fiscale che, negli anni Novanta premiò il Carroccio, oggi lo rendono insipido agli occhi dell’elettorato. In ogni caso questa proposta, subito accolta da diversi sindaci leghisti del Nord-Est, ha riscosso diversi consensi trasversali delle forze politiche, primo fra tutti il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. L’incitamento da parte dei vertici di Via Bellerio, in particolar modo da parte di Roberto Maroni, alla rescissione dei contratti con Equitalia ha, di fatto, stizzito la stessa agenzia che in una nota ha affermato: “Gli annunci di alcuni sindaci di voler disdire il contratto per l’ attività di riscossione con Equitalia, appaiono pretestuosi, visto che è una norma dello Stato a imporre ai Comuni di gestire in proprio questa attività”. I sindaci non devono disdire alcun contratto con Equitalia perché è la legge (decreto n. 201 del 2011) a prevedere che “i Comuni gestiscano da soli l’attività di riscossione, dall’1 gennaio 2013. Termine – ricorda il comunicato – che è stato prorogato dal Parlamento di un anno (inizialmente era fissato per l’1 gennaio 2012) per accogliere le richieste fatte proprio dai Comuni, anche tramite l’Anci, a più riprese (da ultimo durante l’audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera del 9 dicembre 2011)”. Equitalia ricorda infine che “i Comuni dal 1997 hanno la facoltà di disciplinare autonomamente le forme e le modalità della riscossione delle proprie entrate. Se fino a oggi non l’ hanno fatto un motivo ci sarà”.
E difatti dopo questo comunicato l’entusiasmo mediatico innescato dalla Lega si è decisamente smorzato. La parete scivolosa cui i dirigenti padani cercano disperatamente di aggrapparsi per non cadere definitivamente, li conduce a sparare (più del solito) senza cognizione di causa. Il colpo di reni pre-elettorale, tentativo per risollevare le sorti del partito, non ha funzionato e anzi, ha forse solo contribuito ad alimentare lo sdegno collettivo verso un soggetto politico che per anni ha predicato bene e, evidentemente, razzolato molto male.
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