Dalla tragedia greca al film muto. Teatro, politica, cinema, il sipario non è calato; continua dunque lo show che dal Peloponneso alla ‘middleuropa’ genera lacrime (e sangue), previsioni apocalittiche: fine dell’Euro, fine del mondo, fame, povertà, disordini mentali e sociali. Nel magma finanziario sbuffano lapilli e spread incandescenti e gira che ti rigira finiremo per ustionarci. Fino a quando qualcuno non troverà il coraggio di alzare il ditino dall’ultima fila per dire due paroline alla cancelliera ‘sputafuoco’, giusto per ricordarle che siamo alla canna del gas, continueremo a tormentarci sfregandoci il mento in cerca di soluzioni alternative. Che però, non ci sono.
Spunti ‘brussellesi’ se ne trovano a bizzeffe e meno male che almeno sul fronte internazionale concertazione e dialogo trovano terreno fertile. Sulla crisi Vecchio e Nuovo Continente si stanno confrontando in vista del G8, Obama compone il numero e sente Monti, è già qualcosa sperando che dai giri di parole si partoriscano azioni efficaci. L’Italia della politica vive una stagione (basta parlare di fase o di momento) che chiamarla apatica è poco, sbrindellata in alcuni dei partiti cosiddetti maggiori – Pdl, Lega, Udc, Terzo Polo, tanto per fare degli esempi – e ringalluzzita nelle forze che vivono dei successi altrui o d’Oltralpe (Pd).
Il collasso al quale sembrano essersi consegnati i partiti pare non voler cessare. Interessano poco le idee, le facce nuove, le modalità di approccio verso un contesto che inevitabilmente è cambiato, e punteggiato da cittadini impauriti quando va bene, arrabbiati e disposti allo scontro fisico quando va male. Non sembra ci sia nemmeno troppa voglia di conquistare quest’ondata di scontenti, ma allora con quali parole si pensa di attirare questo variegato esercito di elettori disgustati dalla precedente esperienza politica? Non è chiaro. Meglio, non si sa.
Certo, il buon senso non manca nelle dichiarazioni di facciata, ma c’è un humus talmente generico che nutre questa vegetazione da tempo rinsecchita da rendere vano anche lo sforzo di farsi accettare così come si è. Siccità politica.
Allo stato dell’arte c’è un Casini che con un sentito “grazie lo stesso, arrivederci”, ha abbandonato lo scheletro del Terzo Polo per cercare un immobile più confortevole: una ‘casa’ dei moderati. E chi sarebbero questi moderati? Gli sfollati del Pdl, i leghisti che hanno sfrattato il cerchio magico? Con Berlusconi o senza? Con quale leader? A occhio e croce un centrodestra un po’ annacquato, arrugginito in quanto a personalità, infeltrito da vecchi slogan alla Dio, patria e famiglia. In tema di legge elettorale la sensazione è che il Porcellum continui a suscitare un certo fascino all’interno dei partiti. E’ come se alla fine andasse bene a tutti, una sorta di gancio in mezzo al cielo al quale tutti si possono aggrappare.
C’è chi giura che Italia Futura, il non-partito, sia al 20%. Montezemolo potrebbe fungere da apripista, da fondatore, per poi lasciare spazio a membri della società civile, docenti, perché l’elettorato potenziale potrebbe storcere la bocca di fronte a figure della vecchia nomenklatura. Bersani prima o poi dovrà decidersi, riprendere il pullman per Vasto o continuare nel solco dell’appoggio al Governo allacciandosi definitivamente al Terzo Polo. Restiamo in finestra (senza buttarci).
© Rivoluzione Liberale
