Un po’ per tutti i francesi, dall’Aquitania alla Normandia, dalle Ardenne a l’Ile-de-France, la politica, interna come esterna, sembra essere passata, in queste due ultime settimane, in secondo piano. Come se la lunga ed estenuante campagna elettorale Hollande-Sarkozy avesse sfiancato anche i nostri cugini, e fosse così necessaria una pausa di riflessione, o meglio un’evasione, per dimenticare la crisi più spietata del XXesimo secolo dopo quella del ’29, e pensare al futuro con qualche sorriso in più.
E gli sguardi, e le attenzioni si sono rivolte verso quella che è la manifestazione culturale più importante d’oltralpe. Vuoi per il suo carattere composito ed eclettico, internazionale ed eteroclito, vuoi perché in concorso nella selezione ufficiale ci sono tre film francesi con auspici di vittoria, ma con l’inizio del Festival di Cannes, che volge ormai al termine e che svelerà nella serata di domani i nomi e cognomi dei virtuosi scelti da Monsieur Moretti, tutta la Francia, e ancor più tutto il mondo, vive in un’atmosfera sospesa e concitata, dove il film che rappresenta il proprio paese è un po’ come la propria squadra di calcio nazionale che gioca al mondiale, per la quale si tifa e si soffre.
I parigini, meno stressati e tra i più presenti sulla Croisette accanto agli americani e agli italiani, sono anche i più coccolati dal trasferimento delle location più glamour della capitale, comela Terrazza Martini, lungo la riviera di Cannes, con il supporto catodico de Le Grand Journal, emissione storica della rete privata Canal Plus, in trasferta in Costa Azzurra durante i quindici giorni di rassegna festivaliera. Che ha ospitato, tra le molte personalità in visita, anche Aurélie Filippetti, neoministro della cultura del governo Hollande, che ha conferito al nostro Nanni nazionale il titolo di “Commendateur des arts et des lettres”, per l’importanza e il valore del suo lavoro nell’ambito artistico-culturale.
E intanto Hollande sta lavorando in stretto contatto con Monti in ottica eurobond, sperando di convincere la Merkel, con un occhio di riguardo alla Grecia, per provare ad evitare un tracollo oramai ufficioso. Rivoluzione Liberale, tuttavia, rimarrà sulla Croisette, e ritornerà a parlare seriamente di politica francese soltanto da lunedì. Magari con una palma d’oro in più.
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