Dopo le pressioni sul fronte della crescita esercitate da Hollande, Monti, Cameron e dal presidente degli Stati uniti Barack Obama sul cancelliere Angela Merkel durante e dopo il summit informale della scorsa settimana, la risposta tedesca è stata quella di presentare, la settimana scorsa, un piano per la crescita made in Berlin. Per prima cosa il piano prevede di creare a sorta di area a statuto speciale composta dagli Stati in crisi della zona euro, con una regolamentazione meno rigida atta ad attirare investimenti internazionali.

Il piano di Berlino pubblicato lo scorso 26 maggio dal periodico tedesco Spiegel, è una sorta di soluzione tedesca per la crescita che la Merkel ha intenzione di portare sul tavolo delle discussioni il prossimo 29 giugno al summit dei capi di Stato o di Governo che si svolgerà a Bruxelles e che avrà appunto come tema centrale la problematica della crescita e del rilancio economico dell’UE.

Per quanto la creazione di una zona deregolata dal punto di vista dei mercati per i paesi in crisi potrebbe verosimilmente creare problemi dal punto di vista dei Trattati, altri elementi come la creazione di un organismo che faciliti il processo di privatizzazione dell’industria ancora legata allo Stato, e quella di un fondo per la dismissione dei beni pubblici, sono sicuramente proposte molto interessanti.

Altro versante su cui si concentra il piano tedesco è quello del mercato del lavoro; viene infatti proposto l’introduzione di un sistema duale di formazione professionale, con la finalità di creare lavoratori più preparati e in tal modo allentare la morsa della disoccupazione. Berlino propone poi di rimodellare i rapporti di lavoro e i contratti con alleggerimenti fiscali, in modo da creare più flessibilità e maggior incentivi per le assunzioni. Queste due ultime opzioni sono mutuate dalle politiche tedesche che all’inizio degli anni 2000 contribuirono alla ripresa del paese e alla creazione della potenza economica che noi oggi conosciamo.

Ovviamente queste sono solo prime proposte, ma il tema della crescita è comunque al centro del dibattito internazionale, ora che anche Barack Obama inizia a vedere il problema dell’Ue come un possibile effetto negativo per una sua seconda rielezione. Due giorni fa, infatti, vi è stata una conference call tra Monti, Hollande, la Merkel e il presidente degli Stati Uniti nella quale si è parlato della crisi del debito, del problema greco e, in particolare, di come conciliare disciplina e crescita.

Grazie ai nuovi equilibri europei e internazionali e a cambi di politiche dovute da una parte all’aggravarsi della crisi e dall’altra ad esigenze elettorali, ora il tema della crescita è tanto centrale che anche la Germania si “è vista costretta” a mettere in campo le sue proposte. Questo cambio di rotta non può che essere positivo e dobbiamo sperare che i tedeschi abbiano sul fronte della crescita la stessa determinazione che hanno avuto nel definire la politica di rigore di tutta l’Unione.

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