Siamo tutti in attesa del vertice di fine mese, che si svolgerà il 29 giugno a Bruxelles, considerato come l’ennesima ultima spiaggia per un vero passo in avanti che si stacchi dalle politiche di austerity e viri definitivamente su un percorso concreto per la crescita, ma non solo. Il vertice del 29, infatti, potrebbe essere particolarmente importante per una svolta non solo nel campo delle politiche da adottare per uscire dalla crisi, ma anche per avviare una vera e propria riforma istituzionale dell’Europa.

Intanto la Banca centrale europea (Bce) e la Ue stanno mettendo a punto una sorta di superpiano, subito smentito ovviamente, per una “nuova Europa”. Alcune indiscrezioni uscite su un settimanale tedesco qualche giorno fa, ci dicono che i leader dell’Eurozona hanno incaricato il presidente della Bce Mario Draghi e altri tre leader europei di produrre una bozza di ‘masterplan’ per la fine di questo mese. Stanno lavorando al progetto, Draghi, il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy.

Gli elementi chiave di questo documento verranno presentati al vertice di fine giugno, poi entro la fine dell’anno i capi di Stato o di governo dei 27 dovrebbero trovare un accordo su un’agenda, un documento che, spiega il periodico tedesco, potrebbe avere carattere rivoluzionario. Il piano si concentrerebbe su quattro macro-aree: riforme strutturali comuni, politica di bilancio integrata, unione bancaria e unione politica.

Per ora non c’è ancora nulla di ufficiale, ma si parla costantemente di unione bancaria come primo step per poi proseguire verso un’unione politica maggiormente integrata, arrivando così a quelle riforme di cui l’Ue a tanto bisogno. L’unione bancaria che oggi è sulla bocca di tutti si dovrebbe concentrare su tre punti: uniformare i fallimenti bancari, mettere in solido le responsabilità di depositi bancari e istituti di credito, centralizzare la sorveglianza creditizia a livello europeo.

In riferimento al primo punto, uniformare i fallimenti bancari, ieri la Commissione ha presentato una proposta di direttiva sul piano di gestione dei fallimenti creditizi. Secondo la proposta della Commissione, le autorità dei diversi Stati membri dovrebbero entrare in controllo degli istituti in difficoltà, avere la possibilità di licenziare i manager responsabili e nominare un’amministrazione speciale che divida la banca in due parti, quella sana e quella da ristrutturare. Nella ristrutturazione bancaria però un’eventuale ricapitalizzazione non sarebbe sostenuta dallo Stato, ma da strutture finanziarie, anche transfrontaliere, costituite anche con il contributo delle banche.

Un primo passo verso l’unione bancaria? Forse, ma i tempi di approvazione sono pur sempre quelli di Bruxelles. Ora l’attenzione si concentrerà sugli incontri preparatori in vista del vertice di fine mese dove si cercherà di trovare l’accordo su misure concrete per la crescita e dove ci si aspetta, a questo punto, anche proposte per una “rivoluzione” istituzionale dell’Ue.

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