Parigi – Il Figaro nazionale pubblica da sempre, nella colonna di sinistra della sua une, domande roboanti ai propri fedeli lettori, che temerariamente esprimono la loro opinione nel sito internet del quotidiano. L’altro ieri la domanda era la seguente: François Hollande est il affaibli par le tweet de Valérie Tierweiler? Tradotto, François Hollande è indebolito dal tweet di Trierweiler? Risposta: il 79.28% dei votanti ha risposto SI, il restante 20.03% no.

Poco importa la percentuale, fatto sta che da ieri siamo ufficialmente entrati in una nuova era: l’era in cui un tweet, un impalpabile, astratto, virtuale cinguettio può far traballare un governo, creando un parapaglia che nemmeno un’impovvisa dichiarazione di guerra degli alieni avrebbe potuto creare.

Tanto che in Francia non si parla d’altro. Tutti i giornaloni transalpini, da Le Monde a Libération, da Les Echos a Le Parisien, dedicano rubriche, approfondimenti, editoriali, contro-tweet (Le Figaro possiede addirittura una sezione in cui pubblica quotidianamente il tweet del politico del momento) in cui s’imbastiscono tesi filosofico-psicologiche (quando non psicoanalitiche), applicando leggi para-ermeneutiche per interpretare due righette scritte sull’onda dell’emozione, e della Gelosia, con la lettera maiuscola, dalla bella e rosicona compagna di Hollande, Valérie Trierweiler. Che ha espresso la sua preferenza per Olivier Falorni, aitante deputato socialista, in ballottaggio al secondo turno delle legislative contro, guarda un po’, l’odiata rivale Ségolène Royal. Altro che pace, non belligeranza, serietà, stretta di mano da signore… Trierweilergate!

Ma per fortuna la Francia non è solo chiacchere e pettegolume. Al Musée Carnevalet, infatti, Parigi si mostra, come sempre, bella e senza tempo. Ritrovandosi nei 230 scatti di Eugène Atget, fotografo che, come Cartier-Bresson, Doisneau e Ronis, ha immortalato in bianco e nero scorci magici e angoli imprevisti della capitale francese.

Nella collezione esposta, si potranno ammirare gli scatti che lo hanno reso celebre: dal fermo immagine del popolare, all’epoca, suonatore ambulante d’organo, all’angolo metafisico di rue de Seine, dal riflesso surreale dei manichini esposti in vetrina, alla foto ritraente una cocotte adagiata sugli scalini di casa sua. Un poetico inventario di quotidianità, per chi ha ancora nostaglia di una Parigi che non c’è più.

© Rivoluzione Liberale

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