E alla fine il tanto temuto sospetto di galletta (dal francese galette), biscotto dal gusto ispanico, si è rivelato delirio dietrologico all’italiana, psicodramma a tutto tondo, genere teatrale in cui il nostro popolo eccelle. Abbiamo sofferto, troppo, soprattutto nel finale, in quell’estenuante ed infinito minuto dopo il fischio finale, con gli occhi rivolti a Danzica, dove Jesus Navas aveva appena infilato in rete l’1 a 0, e non eravamo ancora certi della dignitosa professionalità della squadra di Del Bosque. Anche se c’è da dire che un improvviso gol della Croazia negli ultimi istanti di gara, o addirittura prima del vantaggio iberico (cosa più che possibile visto che non sono stati concessi due clamorosi rigori alla squadra di Bilic), avrebbe beffardamente potuto cacciare dall’europeo i campioni del Mondo e d’Europa in carica. Ciò non è stato, e alla fine va bene così. Anzi benissimo.
 
Si prospettano dei quarti di finale da far schizzare gli spread oltre i limiti del possibile, con le agenzie di rating pronte ad aggiornare i loro avvisi sulla solvibilità o meno dei paesi dell’Eurozona e sulla (mala)sanità delle loro banche, secondo i risultati finali dei rispettivi scontri. Uno su tutti, su cui i riflettori saranno puntati con maggior intensità: Germania-Grecia, l’austerità mitteleuropea contro l’orgoglio greco, l’irritante sicumera tedesca contro la raggiante cultura ellenica, l’arroganza crucca contro l’amor proprio scalfito di un popolo che vuole riscattarsi, e che già assapora il magico effluvio della vittoria.
 
Perché qui c’è in ballo la fierezza dell’Europa mediterranea, dal Portogallo alla Spagna, dalla Grecia, appunto, fino alla nostra Italia, presa a bacchettate dal rigore dell’ “inavvicinabile retrodotata” Angela Merkel e dalle misure della sua Austerity-Politik, e moralisticamente ripresa dai lungagnoni del nord: svedesi e danesi, i biscottari del 2004. Che zitti zitti, mogi mogi, hanno già fatto i bagagli per ritornare a casuccia, guidati dal collerico vikingo Zlatan Ibrahimovic, confermatosi in questa competizione il solito “grande giocatore con le piccole” (che non c’erano), e  “piccolo, anzi minuscolo, con le grandi”.

E intanto noi attendiamo al varco i galletti francesi, per sperare in un 2006bis. Balotelli permettendo.

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