
Si prospettano dei quarti di finale da far schizzare gli spread oltre i limiti del possibile, con le agenzie di rating pronte ad aggiornare i loro avvisi sulla solvibilità o meno dei paesi dell’Eurozona e sulla (mala)sanità delle loro banche, secondo i risultati finali dei rispettivi scontri. Uno su tutti, su cui i riflettori saranno puntati con maggior intensità: Germania-Grecia, l’austerità mitteleuropea contro l’orgoglio greco, l’irritante sicumera tedesca contro la raggiante cultura ellenica, l’arroganza crucca contro l’amor proprio scalfito di un popolo che vuole riscattarsi, e che già assapora il magico effluvio della vittoria.
Perché qui c’è in ballo la fierezza dell’Europa mediterranea, dal Portogallo alla Spagna, dalla Grecia, appunto, fino alla nostra Italia, presa a bacchettate dal rigore dell’ “inavvicinabile retrodotata” Angela Merkel e dalle misure della sua Austerity-Politik, e moralisticamente ripresa dai lungagnoni del nord: svedesi e danesi, i biscottari del 2004. Che zitti zitti, mogi mogi, hanno già fatto i bagagli per ritornare a casuccia, guidati dal collerico vikingo Zlatan Ibrahimovic, confermatosi in questa competizione il solito “grande giocatore con le piccole” (che non c’erano), e “piccolo, anzi minuscolo, con le grandi”.
E intanto noi attendiamo al varco i galletti francesi, per sperare in un 2006bis. Balotelli permettendo.
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