Si è svolta lo scorso 18 giugno a Bruxelles la quinta edizione del Forum “Observatory on Europe – Improving European Integration and Competitiveness for Growth”, durante il quale è stato presentato uno studio condotto da The European House – Ambrosetti. Lo studio analizza e misura l’attuale livello di competitività e integrazione degli Stati membri dell’UE e dell’UE nel suo complesso, mettendo in evidenza la capacità e le opportunità dell’Europa di agire come sistema unificato e di influire positivamente sul comportamento degli Stati membri.
A differenza degli anni scorsi il progetto quest’anno ha preso in considerazione due aree che precedentemente non erano state analizzate: il Mercato Unico Europeo e il bilancio dell’Ue per il periodo 2014 – 2020, identificando le aree della politica in grado di stimolare gli investimenti e la crescita a livello europeo.
Lo studio, realizzato sotto la guida dell’Advisory Board “Observatory on Europe” composto da esperti nelle diverse aree tematiche chiave, ha concentrato la sua analisi su 10 fattori che influenzano la competitività: attività e commercio internazionale, innovazione e formazione, stabilità macroeconomica, fare business, mercato del lavoro, persone e benessere, finanza, settore pubblico, ambiente e infrastruttura.
Tenendo conto di queste maxi aree formate a loro volta da indicatori più specifici, viene calcolata la velocità con la quale i 27 Stati membri si stanno avvicinando agli obiettivi fissati dalla strategia Europa 2020. La situazione italiana per come viene delineata dallo studio, non è per niente incoraggiante in quanto il nostro paese si piazza al terz’ultimo posto davanti soltanto a Romania e Grecia. Vero è che rispetto a cinque anni fa la posizione italiana è comunque considerata in lieve crescita, ma questo non basta per piazzarsi al livello medio alto sul quale si assestano i paesi più virtuosi.
“Il rapporto evidenzia” come sottolinea Enrico Netti sul Sole 24 Ore “una somma di fattori legati alla fragilità strutturale del nostro Paese, che nell’indice di competitività elaborato si colloca ben lontano dai tradizionali competitor come Regno Unito, Francia e Germania”. Il primato è del Lussemburgo, seguito dai paesi scandinavi e dall’est Europa in forte crescita.
Il contesto della crescita all’interno della quale si deve collocare lo studio è, come detto, quello della strategia di Europa 2020. Lo studio dunque nella corsa agli obiettivi di Europa 2020, divide i paesi in molto lenti, lenti e veloci. L’Italia è nella fascia dei paesi lenti appena sopra la media europea, mentre nella fascia dei paesi veloci si piazzano in ordine crescente Germania, Lussemburgo e Svezia, mentre i più veloci sono ancora una volta i paesi dell’Est, su tutti Slovacchia, Lettonia ed Estonia.
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