Venerdì scorso sono sceso in piazza, con il PLI, per la raccolta firme per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, l’abbattimento del debito pubblico e la riduzione delle tasse.
Inevitabilmente, insieme a tanta gente interessata a firmare e a partecipare così alla vita politica del Paese, vi era anche gente disinteressata, anzi scocciata. E in loro si è potuto constatare anche l’aleggiante ondata di antipolitica, l’ho vista in faccia: il rifiuto persino di stare ad ascoltare le proposte politiche, rifiuto dettato più dal malessere e dall’esasperazione che da conclusioni ragionate. Ma l’uomo è anche questo, non è solo calcolo e raziocinio, ma anche istinto e intuito, e la politica lo sa bene o dovrebbe saperlo.
Questo stato di cose, innegabile conseguenza di un lungo processo storico e sociale, porta consenso a chi fa del rifiuto la propria bandiera. Questo stato di cose porta all’affermarsi oggi, del Movimento 5 Stelle di Grillo, che è una proposta di metodo (idee prese dalla base, anche se gestite dall’alto con ferma autorità, uso dello strumento Internet, etc.), ma che non è e non ha mai mostrato di voler essere una proposta ideologica, basata su una tradizione ideale o politica.
Da un lato l’affanno dei politici rivolto a sminuire la portata del fenomeno grillino denota una certa paura nei confronti dello stesso, ma d’altro lato anche l’affannodel M5S di voler far sapere di non riconoscersi nelle dichiarazioni dei singoli tesserati (cosa piuttosto ovvia) e il fatto che il Movimento non abbia alcuna linea politica ufficiale in campi quali, ad esempio, i diritti civili, è sintomo di un altro immenso, forse incolmabile, vuoto.
Detto questo, dobbiamo porci la domanda se ci sia qualcosa da imparare dal Movimento di Grillo; la risposta è certamente affermativa.
Pochi sottolineano l’importanza del merito e della meritocrazia quanto noi liberali, ma il merito non è solo un punto di arrivo, l’esito di una concorrenza; dev’essere anche e soprattutto uno spunto di analisi.
Il liberale culto del merito deve tradursi anche nel saper cogliere gli aspetti positivi, i vantaggi competitivi, di coloro che hanno avuto successo; di coloro che hanno meritato la risorsa politica per eccellenza: voti e consenso.
Il merito ha per ora premiato il lavoro di Grillo e del suo M5S; per questa ragione è doveroso guardare a tale movimento con attenzione, non bisogna guardare ad esso solo come a un movimento vuoto da un punto di vista ideale e tradizionale, vago nelle proposte e forse inaccettabile nella struttura strettamente gerarchica e chiusa; bisogna guardare al M5S anche per la capacità che ha avuto, per quello che è riuscito a fare non grazie a questi difetti, ma nonostante questi difetti.
Ammettendo che Grillo sia un anti-politico (i grillini dicono di no, è una questione sterile: basterebbe chiarirsi sul termine), un buffone (nel senso di comico, non ci sono dubbi; nel senso di cialtrone, la Storia lo dirà), un illiberale nei metodi (vista la facile propensione all’insulto gratuito, la struttura chiusa e gerarchica del movimento, l’assente disponibilità al confronto, non dovrebbero esserci molti dubbi, almeno per quanto attiene all’apparenza), va tuttavia riconosciuto il merito a Grillo e ai suoi di aver aperto la strada a un nuovo modo di concepire e di fare politica. Un modo basato non solo sull’utilizzo di Internet, ma anche sul coinvolgimento diretto dei cittadini, spesso giovanissimi, che erano fino a questo momento totalmente estranei alla politica.
Si preannuncia, per le elezioni del futuro, un uso sfrenato della lista civica, e non si può negare che anche il M5S abbia avuto una certa influenza nell’affermazione e nell’accelerata diffusione di questo metodo.
Ritengo che il compito della politica dotata di solide basi ideologiche sia quello di sfruttare un’eventuale “metodo-lista civica” meglio di come può farlo Grillo, evitando accuratamente di tradire questo strumento.
Se la lista civica (intesa in genere come metodo di coinvolgimento dei cittadini, dei non-politici di professione, di cui la gente è evidentemente esausta) sarà il modo per far arrivare non i politici, ma la Politica, intesa nelle sue tradizioni liberali, socialiste, cristiane, progressiste o conservatrici tra la gente, attraverso donne e uomini (con una forte componente di ragazze e ragazzi), che siano donne e uomini liberali o di altra tradizione, allora il Grillo-rischio, la deriva anarchico-autoritaria, il gratuito populismo e tutti gli altri (veri o presunti) difettidel M5S saranno evitati e sconfitti. Il Popolo italiano troverebbe finalmente quella serenità che solo l’assunzione di responsabilità può donare.
Imparare quindi da tutti, anche da Grillo, e far fruttare le proprie personali capacità unitamente alla propria solida base ideale ed etica, questa è per noi la sola ricetta auspicabile. Qualora fosse invece Grillo, o qualche grillino, a colmare le profonde lacunedel M5S, in questo caso il loro successo non sarebbe solo certo, ma anche ampiamente meritato.
In caso contrario, qualora nessuno manifesti la disponibilità e l’umiltà di imparare dall’altro, fino a quando la vecchia politica e i vuoti movimenti rimarranno tali, tradendo anche e persino il metodo delle liste civiche, allora gli italiani non si sentirebbero più soltanto traditi dalla vecchia politica e dai vecchi politici, ma si sentirebbero traditi anche e persino da loro stessi: sarebbe la catastrofe, il baratro, l’apertura a scenari d’inimmaginabile crudezza.
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