Sul progetto della nuova centrale nucleare di Visagina è recentemente intervenuta la presidente della Lituania Dalia Grybauskaitė, concedendo una intervista ad un importante settimanale locale.
La “lady di ferro” ha posto l’accento sull’importante ruolo geopolitico rivestito dalle decisioni in materia energetica, laddove queste attengono direttamente alla sfera dell’indipendenza e della sovranità del Paese. Ha poi proseguito auspicando che la sua nazione possa avere un futuro nucleare, specie in considerazione dei tentativi portati avanti da alcuni Paesi confinanti (leggasi Russia) per impedire alla Lituania un tale sviluppo. Non a caso, vicino alle frontiere dello stato baltico hanno subito una decisa accelerazione i progetti di due centrali nucleari, tra cui proprio quello dell’exclave russa di Kaliningrad.
Per il capo dello stato, è evidente come alcune potenze straniere abbiano compiuto degli sforzi per costringere la Lituania ad esser dipendente da un unico fornitore di energia – compromettendone quindi completamente la possibilità di esercitare differenti opzioni strategiche in politica estera. Ovviamente, diversi canali di approvvigionamento garantirebbero alla piccola repubblica un ben diverso potere negoziale, che secondo la Presidente si riverbererebbe anche nei prezzi dell’energia, ad oggi acquistata dalla Russia in regime di monopolio. L’expertise accumulata dai baltici nel campo dell’energia nucleare, grazie alla centrale di epoca sovietica installata ad Ignalina ed ora in via di decommissionamento, può rivelarsi assai utile in questa nuova fase dell’atomo lituano. Oltretutto, la scelta nuclearista garantirebbe energia pulita ed a basso prezzo, rispondendo alla legislazione UE in materia.
Tuttavia, l’entusiasmo presidenziale è stato stemperato dal Seimas (parlamento lituano), che in una deliberazione di martedì scorso ha deciso di rinviare la ratifica dell’accordo con l’investitore strategico nella costruzione della centrale, la nippo-statunitense GE-Hitachi. Inoltre, il socialdemocratico Juozas Olekas (ex ministro della salute e della difesa) ha suggerito di sospendere momentaneamente discussioni e progetti di legge legati a Visagina. A favore di tale proposta hanno votato 51 parlamentari, a fronte di 48 contrari e otto astenuti. Il primo ministro conservatore Andrius Kubilius a questo proposito ha richiesto che vengano avviate delle indagini sui fautori della “pausa di riflessione”. A suo dire, queste azioni sono in realtà sostenute da “forze straniere”, ed ha assicurato che la questione sarà discussa direttamente con Juozas Olekas.
Il fabbisogno energetico lituano costituisce una giustificazione prima facie alla costruzione della centrale. Il progetto è evidentemente legato ad importanti manovre geostrategiche dei principali attori in competizione nell’arena Baltica, e gli accesi dibattiti sulla sua realizzazione testimoniano l’importanza e gli sforzi profusi dai competitor per accrescere (o recidere) la trama di legami internazionali intessuta dalla giovane Lituania indipendente. L’energia potrebbe divenire il reale casus belli nella lotta, sempre più manifesta, per il controllo dei Paesi baltici.
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Lo dico e scrivo in linguaggio chiaro e piano:
È un tentativo della Russia di condizionare la scelta fatta dalla Lituania a favore della tecnologia giapponese (i russi erano in trattative per costruire un reattore VVER).
Il tentativo è destinato a fallire, in forza della decisione già assunta dal Parlamento.
Gentilissimo Renzo,
sono pienamente d’accordo con lei. Si tratta di un tentativo di affossare il progetto (in cui la componente statunitense è determinante).
Resta da verificare se l’opzione nucleare vada nell’interesse della popolazione lituana o meno. Considerando da un lato i tempi di approntamento e gli investimenti necessari per realizzare una centrale, e dall’altro il depauperamento demografico e il conseguente mutamento nel fabbisogno energetico e nelle abitudini di consumo, rimango al momento scettico sull’effettiva profittabilità di un simile progetto. Oltretutto, la stampa locale ha già rumoreggiato per il trattamento eccessivamente “di favore” accordato all’investitore strategico nippoamericano. Non dimentichiamo che i Paesi Baltici sono “piccoli”, sia demograficamente che geopoliticamente. Attenzione agli interessi dei “fratelli maggiori”.