«Il 4 luglio è la festa americana per eccellenza: il giorno dell’indipendenza. Si festeggia la tanto agognata libertà; dopo 7 anni di sangue, omicidi, fratricidi, in nome di questa tanto violentata parola, finalmente, la colonia è riuscita a diventare nazione alla faccia di Re Giorgio d’Inghilterra grazie alla caparbia bravura del generale Washington.
E da allora in un crescendo folle e senza controllo, gli americani sono diventati i difensori della libertà; fa riflettere che sia parto della loro mente un personaggio come Rambo: impavido, indistruttibile, patriota! Gente che mangia pane e bandiera a colazione, che alleva i suoi figli a hot dog e senso d’appartenenza e che decide di aiutare i deboli, gli inermi. Anche chi non vuole essere aiutato. E allora grandi partenze, grandi sbandieramenti, tutte le armi tirate a lucido. I ray ban dei piloti sempre più neri, i denti sempre più bianchi. Missioni di pace che vedono partire tanti esaltati e tornare, spesso, tanti giovani in bare avvolte dalle bandiere. E quella guardia d’onore sempre uguale, sempre impeccabile che saluta queste giovani vite sprecate in un cerimoniale commovente.
Ecco, questi sono gli americani di ora e di sempre. Simpatici, geniali, reggono le fila del mondo con un arroganza che non conosce limiti. Loro i migliori. Certo che da quando l’Unione Sovietica si è sbriciolata in tanti pezzetti, hanno perso molto: il nemico numero uno è svanito! E allora per fortuna hanno trovato altre carogne sparse nel mondo. E hanno potuto spiegare le proprie forze con un alleato imbattibile. Perché loro, gli americani, hanno Dio dalla loro parte.
Mi ricordo la faccia da circostanza di Bush quando annunciò la guerra in Iraq. Mi faceva venire in mente quella storiella che dice: non lo faccio per voler mio ma perché me lo chiede Dio. E poi ho pensato che in qualche modo doveva sdebitarsi con i suoi grandi elettori, produttori di armi di sterminio. Ma poi, in uno stadio gremito, ecco cantare l’inno e tutti in piedi ad aspettare che alla fine il presidente dia il calcio d’inizio alla partita dell’anno. Perché gli americani sono anche questo: un popolo che si aggrega su unici principi come il gioco, quello legale o no.
Per non parlare poi della democrazia, un’altra parola abusata. Una nazione fondata da discendenti di contadini e galeotti che ha potuto evolversi a discapito di inermi nativi e con l’aiuto di neri d’africa: che ha costruito le proprie città con il sudore degli emigranti come un enorme parassita mai sazio; ecco, una nazione così festeggia la sua indipendenza con giochi e spettacoli pirotecnici. E alla fiera della vanità inviterà tutti gli amici, getterà qualche osso ai devoti sudditi e, impavida come Rambo, continuerà a fare il bello e cattivo tempo in varie parti del mondo, ma non per voler suo ma perché glielo chiede Dio. Buon compleanno America!»
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Carissima Elvira,
il buon Dio agli americani si degna di chiedere……. a noi, ahimè, ordina!
Bel pezzo, come sempre.
Non dimentichiamoci che questi arroganti e impavidi americani, per due volte in un secolo sono venuti a morire per l’Europa, e dopo ci hanno difesi e, senza dubbio, salvati, dal dominio sovietico. Hanno tanti difetti, li conosco bene, perché ho vissuto in mezzo a loro, negoziato con loro, alle volte litigato con loro. Ma se non ci fossero il mondo sarebbe sicuramente peggiore. Per cui: auguri America!
Grazie Enzo! Caro Giovanni, penso con tutta sincerità che ce la saremmo cavati anche da soli. e poi forse tutto questo spauracchio del comunismo è stato la scusa di troppe canagliate.E comunque quello che è successo 60 anni fa non si è più ripetuto..dove han messo mano in seguito hanno creato solo disastri… buon compleanno America, sicuramente, ma a casa propria..