Per paura di un attacco terroristico, le autorità britanniche e olimpiche non hanno lesinato sui mezzi per mettere in sicurezza il sito olimpico e le sue vie di accesso. Un dispositivo drastico che suscita critiche e derisione.
“Un check-point in Afghanistan”. Così un giornalista del Daily Telegraph ha definito gli accessi al parco olimpico di Londra, dove si disputano, fino al 12 Agosto prossimo i Giochi. L’area è stata addirittura definita da qualcuno come “la più sicura del Mondo, forse più del bunker del Presidente americano”. Il posto dove di svolge l’evento sportivo più aggregante del pianeta ha preso un andamento da trincea? Per l’Intelligence britannica, le minacce terroristiche pesano come macigni sulla capitale del Regno Unito, ancora ferito dagli attentati omicidi del 7 Luglio 2005 e non sono da prendere alla leggera. Nel mirino delle autorità si trovano i gruppi armati opposti alla pace in Irlanda del Nord così come Al-Qaeda e i suoi seguaci. E’ vero che le recenti peregrinazioni di un presunto terrorista intorno alle strutture olimpiche non ha rassicurato gli organizzatori. Sembrerebbe che tra Aprile e Maggio, un uomo di 24 anni, conosciuto dai servizi di sicurezza per la sua presupposta appartenenza ad un gruppo ribelle Shebab, proveniente dal Somaliland, sia stato visto cinque volte in una zona allora vietata all’accesso. Tenuta il più possibile in sordina, la notizia emersa a poche settimane dalla cerimonia di apertura ha creato non poco scompiglio. Da parte sua il Governo ce la mette tutta. Il 12 Luglio, il Ministro della Difesa, Philip Hammond, ha annunciato lo schieramento di ulteriori 3500 soldati, portando a 17 mila il numero di militari mobilizzati in un dispositivo che conta 40 mila persone. Degli aerei Typhoon e degli elicotteri Puma trasporteranno tiratori scelti che setacceranno il cielo di Londra. A memoria d’uomo nessuno aveva mai visto, in tempo di pace, una presenza militare così pressante nella capitale. Si tenga presente che i militari britanni di stanza in Afghanistan sono 8500.
Più polemica la prevista istallazione di missili antiaerei sul tetto di case popolari situate nella parte est della capitale. Gli abitanti di un edificio di 17 piani hanno invano tentato di bloccare il progetto temendo che tale arsenale potesse amplificare la possibilità che la torre stessa fosse presa di mira in caso di attacco terrorista. Invano: l’Alta Corte di Londra ha respinto la loro richiesta, argomentando che le autorità difendevano un “obiettivo legittimo e proporzionato” mirando a proteggerela popolazione. Intotale, sei siti, tra i quali due condomini e un parco, sarebbero dotati di missili terra-aria. Ma i londinesi non saranno i soli a dover fare dei sacrifici. Su di un opuscolo destinato agli spettatori stranieri, il Comitato per l’Organizzazione Olimpica si vanta di aver messo in atto un dispositivo di sicurezza simile a quello di un “volo internazionale in partenza da un aeroporto”. Perquisizioni, passaggi sotto i metal detector, valigie scannerizzate e infinite file. “Venite con largo anticipo”, consigliano gentilmente dal foro olimpico. Costretti alla pazienza, i fortunati possessori di biglietti saranno anche invitati a frenare la fame, a sete e l’entusiasmo. Ogni avventore dovrà seguire istruzioni severissime: borse non superiori ai25 litri, contenitori per liquidi inferiori ai 100 ml, e niente cibo che la propria borsa non possa contenere. Nel capitolo incongruenze, è stato notato l’eccesso di zelo del CIO che ha voluto figurassero nella lista nera le “baionette”, i “pettini sottili” e le “fibbie di cintura modificate”. Ma non è finita. Per evitare qualsiasi provocazione, gli oggetti e i vestiti che trasmettono messaggi politici o pubblicitari non saranno autorizzati ad entrare. Chi non possiede una maglietta “griffata”? Con la stessa preoccupazione di pace politica, le bandiere di Paesi non partecipanti ai Giochi Olimpici saranno bandite, minoranze politiche comprese.
A ragione – o a torto – di queste drastiche misure, qualche inglese teme che questi Giochi di Londra volgeranno al disastro. I membri dell’opposizione stimano che i rinforzi inviati con urgenza sul sito olimpico costituisca una faglia nel controllo degli aeroporti. Da parte loro i londinesi pensano che i Giochi Olimpici saranno, a un anno dai disordini che hanno sconvolto la capitale, una nuova occasione per seminare il disordine. Sicuramente non saranno dei Giochi facili. Dalla difficile presenza degli atleti siriani “ambasciatori” di un Paese in crisi, ma che verranno visti da molti solo come i rappresentanti del regime di Bachar al-Assad, alle preoccupazioni di Israele che teme, dopo l’attentato subito a Burgas, una replica dell’attentato di Monaco del 1972, per arrivare alle critiche mosse da molti al CIO per aver rifiutato di commemorare i 40 anni da quella strage, i presupposti non sono quelli di una festa. Non possiamo che augurarci che proprio per la difficoltà del momento prevalga lo spirito olimpico e che i protagonisti di questa storia tornino ad essere gli atleti e non i soldati.
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