Negli ultimi mesi Mario Monti, che all’inizio del suo mandato era da molti considerato il salvatore dell’Europa insieme all’altro Mario (Draghi) – innumerevoli vignette lo rappresentavano con il mantello di Superman o con il cappellino e i baffi di Super Mario Bros. – ora ha assunto una posizione un po’ più defilata e agisce più di concerto con gli altri capi di Stato. Nell’ultimo periodo, infatti, Monti ha lavorato fianco a fianco con il premier spagnolo Rajoy, sostenendolo, anche con l’apporto della Francia, nel corso degli ultimi vertici che avevano come tema centrale il salvataggio delle banche iberiche e la definizione del fondo salva spread.
Il suo nuovo posizionamento all’interno degli equilibri europei, probabilmente è dovuto al fatto che al destino della Spagna è legato a doppio filo anche quello dell’Italia e di conseguenza di tutta la zona UE. Inoltre, la sua posizione è diventata meno di rilievo nell’ultimo periodo perché probabilmente l’attenzione, visto il tempo che passa, si sta spostando sul termine del suo mandato che scadrà la prossima primavera. I mercati hanno volto lo sguardo al futuro politico dell’Italia e si sono molto probabilmente spaventati, prova ne è che lo spread ha raggiunto picchi dall’allarme. Il tour europeo di questi giorni che Monti ha compiuto e le telefonate di briefing sulla situazione europea che Obama continua a fargli, testimoniano il carattere sì defilato ma comunque sempre nella zona centrale del potere europeo, che il nostro Presidente del Consiglio mantiene.
Altro elemento che nel corso degli ultimi mesi ha contribuito a cambiare gli equilibri è stato sicuramente il Presidente Hollande, che ha fatto breccia nell’austera scorza tedesca ed è riuscito a cambiare la direzione che il duo Sarkozy-Merkel avevano impostato in precedenza. Complice anche l’influenza che Monti ha avuto nello spezzare il duopolio “egemone” di Francia e Germania una volta eletto Presidente del Consiglio; grazie a lui ora il tavolo si è allargato e le decisione sono meno imposte dai franco-tedeschi e più condivise, anche se il centro assoluto del potere risiede ancora a Berlino e Parigi.
Hollande, dunque, ha, in un certo senso, trovato il terreno quasi pronto per un cambio di passo, rispetto al suo predecessore, nel rapporto con la Germania. Hollandesta perseguendo un rapporto di normalità istituzionale con la Cancelliera, lasciando la Merkel sola in balia delle pressioni sia dei suoi partner europei sia dell’America, entrambi volenterosi di evitare un irrimediabile scivolone verso la disintegrazione dell’Europa. Questa situazione ha creato, negli ultimi giorni, addirittura una spaccatura all’interno della Germania tra il ministro delle finanze Schauble e la Bundesbank sul tema lanciato in settimana da Mario Draghi: “La banca centrale è pronta a tutto per salvare l’euro”. Questa frase va però tradotta in: “la Banca centrale europea sarà pronta, se necessario, a comprare titoli di Stato dei paesi in crisi sul mercato primario”. Una posizione che ha suscitato l’apertura del governo tedesco e il neit della Buba (Bundesbank).
Tutti sono però d’accordo che questa potrebbe semmai essere una soluzione transitoria fino al 12 settembre, data nella quale la Corte Costituzionale tedesca darà, presumibilmente, il via libera all’ESM e lo farà entrare in vigore a pieno titolo. Allora si aprirà il dibattito molto aspro sull’assegnazione a quest’ultimo della licenza bancaria, ovvero potenza di fuoco illimitata. Non si smette però mai di lavorare dietro le quinte per una vera e propria unione bancaria e fiscale e chissà magari anche una condivisione europea del debito. Quello che è certo è che gli equilibri europei sono cambiati vuoi per l’espandersi della crisi verso paesi come la Spagna, vuoi perché il lavoro di Monti sta dando i suoi frutti, vuoi per la “normalità” di Hollande e le pressioni degli Stati Uniti: in tutti i modi, dobbiamo sperare che tali equilibri portino, in un prossimo futuro, a soluzioni definitive per sconfiggere la crisi.
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Al di lá delle vignette e altre semplificazioni giornalistiche, per esperienza non avevo mai creduto – e l’ho scritto – alla possibilitá di protagonismo assoluto di Monti in Europa, visto che l’Italia, per quanto importante, non lo é abbastanza da determinare da sola la linea europea Puó peró contribuirvi in modo efficace, e la credibilitá e l’esperienza del Presidente del Consiglio dovevano servire – cosa non da poco – a correggere i vecchi equilibri, basandoli su un “tavolino a tre gambe” (e non piú a due) e magari a quattro se – come stá saggiamente facendo Monti, superando la miope gelosia dei nostri precedenti governanti – vi si associa la Spagna. Questo stá visibilmente avvenendo, come é bene che sia in questa difficile fase, ma non ci illudiamo troppo: il giorno in cui al posto di Monti siederá qualcun altro (e se si guarda all’offerta odierna, c’é da avere i brividi) tutto tornerá come prima.