«Che belle le feste, forse non sapete che io le adoro. Tempo fa sono stata invitata a una festa in costume (da bagno):non si entrava se non se ne indossava uno. Per l’occasione riunisco il solito gruppo di nullafacenti amici miei e ci si dà un appuntamento per andare insieme.
Luogo della festa mega villa di un americano amico mio. Mentre mi preparo per andare, mi chiama la mia amica spagnola, mi dice: guapa, le mie nipoti sono a Roma da stasera, sono giovani, simpatiche, falle fare qualcosa di divertente, portale da qualche parte, ho parlato di te con loro tante di quelle volte che non vedono l’ora di conoscerti. Ma certo rispondo io felice, che problema c’è.
Mi faccio dare il numero di telefono, le chiamo e mi metto d’accordo per andare a prenderle. Insomma, alla fine eravamo una decina, ma poco importa, la casa è grande. Arriviamo insieme a una signora vestita da sirena, un paio di bellimbusti con il salvagente. Entriamo, una musica da sballo e, mi si illuminano gli occhi, un Bar spettacolare! Lascio il gruppo e cerco il mio amico.
Da bravo american boy era già alle “visioni”. Pensava di avere ragni addosso per intenderci. Fa finta di riconoscermi e io allora mi butto nella danze; mentre mi contorcevo ogni tanto monitoravo le spagnole; uno dei miei amici, il mitico Duca faceva lo stesso, con l’aria da cane perbene aveva cominciato un avvicinamento da manuale: insomma tutto bene. Io avevo il fratello scemo di Che Guevara che mi faceva l’occhietto, o almeno credo, della serie poteva anche essere un tic, chissà, ma non ero interessata. Facevo la sciocchina con un tipo con i capelli lunghissimi, bracciali, catene; insomma, il mio tipo radical burino modello festa de noantri. Lui beveva e mi faceva cin, io ballavo e gli facevo gnam: insomma il solito giochino. A colpi di I will Survive ci stavamo monitorando quando all’improvviso cambia la musica e zac! Un lento, che noia!
Guardo il pirata della Magliana che fa un passo verso di me, sorrido e mi sento agguantare dal mio amico americano che mi dice qualcosa di incomprensibile, un alito alla Jack Daniels che mi fa venire le mesches. Mi stringe e quell’altro mi guarda sorpreso, magari pensa io sia la donna di ‘sto imbecille, è confuso. Insomma Sandokan sparisce, l’americano si becca una manata che ancora mi rinfaccia, io incavolata come una bestia riunisco il gruppo, comunico che mi so scocciata e che me ne vado da altra parte.
Tutti per uno, uno per tutti ce ne andiamo e finiamo la serata in un locale divertente di Trastevere. Il giorno dopo, alla 11 mi sveglio di soprassalto: le spagnole! Ce ne eravamo andati senza le ragazze. Beh, speriamo si siano divertite.
Non ho mai più avuto loro notizie e la mia amica, da allora, non mi rivolge più la parola, che permalosa!»
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